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"Was It Love?" non è un bel drama: le buone idee non bastano

“Was It Love?” non è un bel drama: le buone idee non bastano

| On 28, Mar 2021

Non tutte le ciambelle escono col buco e il drama “Was It Love?” su Netflix è un dolce che non doveva essere creato.

Cercate il romanticismo? Qui non ce n’è.
Volete una madre forte che prende in mano la sua vita? Lo è solo sulla carta (purtroppo).
Volete un accenno al dietro le quinte del cinema coreano? A tratti sembra più un drama sui gangster, quindi meglio di no.
Volete una commedia? Purtroppo non è proprio divertente.

“Was It Love?” ti trascina in modo frustante e pesante fino all’ultima puntata con una sceneggiatura faticosa e asfissiante che si basa su un unico espediente narrativo che, come prevedibile, scoccia già a metà serie (ma che viene trascinato fino all’ultimo episodio). Le prime puntate possono sembrare un incipit interessante e fresco ma è solo un’illusione e noi siamo qui per salvare le vostre 16 preziose ore.

Di cosa parla questo drama?
L’amore è solo un lusso per l’impiegata Noh Ae Jung. Quattordici anni fa è rimasta incinta e ha iniziato a cercare come sopravvivere, mettendo da parte il sogno di diventare produttrice cinematografico e abbandonando il college a metà. Dopo aver lavorato a lungo come contabile in una compagnia cinematografica, le è stato dato il tanto desiderato titolo di produttrice insieme, a sua insaputa, a un debito di oltre un miliardo di won (circa 900.000 dollari).
Nel momento di massima disperazione degli uomini entrano (o ri-entrano dopo 14 anni) nella sua vita. Non uno, non due, non tre, ma quattro: l’amministratore delegato di una “società finanziaria” (leggi gangster) Goo Pa Do, Chun Euk Man (vero nome Oh Dae Oh), l’autore di best-seller e fidanzato del college della protagonnista, Ryu Jin, attore popolare e amico della protagonista all’università, e Oh Yeon Woo, insegnante di educazione fisica della scuola di sua figlia. Chi è il padre di Ha Ni e chi sceglierà nella sua vita Noh Ae Jung?

Piccole cose (forse non) bellissime:
La domanda che viene bombardata allo spettatore in continuazione per tutto il drama è chi è il padre di Hani (Noh Ae Jung ripete sempre che è morto) ed è intorno a questo quesito che gira tutto. Anche se tutto ciò risulta per la prima metà della serie divertente e teoricamente fonte di novità, il modo in cui si sviluppa diventa ben presto molto noioso e banale, anche per colpa di situazione palesemente forzate e non necessarie.
Il materiale, in fondo, non è affatto nuovo: il drama ha personaggi stereotipati vecchio stampo, ha situazioni vecchio stampo e ha anche una protagonista che viene trattata in modo vecchio stampo. E’ tutto così “vecchio” che sembra di star guardando un drama degli anni 2000.
L’identità del padre di Ha Ni o chi sceglierà Noh Ae Jung alla fine diventando domande che annoiano già a metà drama, in una narrazione ripetitiva che non riesce a conquistare e coinvolgere.

Cosa affronta il drama?
Il drama è una commedia amorosa e tutto ruota intorno all’amore, come prevedibile, con relazioni però, che si sviluppano in modo molto infantile e superficiale. E’ difficile capire come 3 uomini su 4 abbiano continuato ad amare la protagonista in modo così fedele, senza tuffarsi in altre relazioni per ben 14 anni e provando le stesse vecchie emozioni come se fosse il primo giorno. Difficile capire anche come dovrebbe risultare credibile una storia che, alla fine, è basata su uno stupido fraintendimento che poteva essere risolto in 3 minuti facendo leva a una delle cose già note agli uomini della caverna: la comunicazione. Diciamo, quindi, che indirettamente ci fa capire che il silenzio non sempre aiuta a risolvere i problemi e che certe cose bisogna spiegarle.

L’unico tema, quindi, degno di nota è quello legato alla maternità, o meglio all’essere una madre single in Corea del Sud. La Corea è sicuramente un posto moderno ma l’idea della famiglia e della donna è ancora molto legata alla tradizione e questo il drama lo presenta molto bene: Noh Ae Jung deve affrontare critiche, pregiudizi e cattiverie sputate in faccia da persone che la considerano inadatta, inetta e sbagliata semplicemente perché madre single. Ogni errore le viene rinfacciato 10 volte di più, ogni situazione le viene fatta pesare 10 volte di più e anche sua figlia, purtroppo, gode dello stesso trattamento da persone che, nonostante abbiano il doppio o triplo della sua età, non sappiano cosa sia l’educazione, il rispetto o, semplicemente, l’utilizzo di un cervello. La cosa fa arrabbiare parecchio ed è giusto provare quella rabbia perché stiamo assistendo a un’ingiustizia e il drama lo mette molto bene in evidenza.

La forza e le capacità delle donne, in particolare delle madri, sono chiaramente rappresentate in questo drama. Molte cose potrebbero effettivamente far sprofondare Noh Ae-jong nella tristezza e nella disperazione ma il suo affetto per sua figlia e sua madre l’ha spinta ad andare avanti nonostante le difficoltà.

Davvero molto divertente:
A tratti il drama è diventato un po’ kitsch, con quei richiami a vecchi drama a tema familiare, e, soprattutto, con tutti i riferimenti a gangster in stile Hong Kong o proprio di Hong Kong: i momenti in cui si cerca di parlare cantonese sono tanto epici quanto disturbanti. Io non conosco il cantonese eppure fin dalla prima parola continuavo a chiedermi in che lingua stavano parlando, rendendomi conto che non aveva senso nulla di quello che fuoriusciva da quelle labbra. Quel cantonese pasticciato, una vera tortura per le orecchie, sono comunque momenti che mi hanno divertita tantissimo.

Punti di forza:
Gli attori hanno cercato di dare spessore a personaggi davvero piatti ed è solo grazie alla loro ottima recitazione che non ho abbandonato a metà. Anche i bambini sono stati davvero bravi, oltre che adorabili in ogni scena.

Punti di debolezza:
La storia d’amore è banale e anacronistica, prevedibile e scontata, così tanto piena di coincidenze da risultare priva di credibilità più e più volte. L’unica cosa che spinge alla fine è cercare di capire chi sia il padre perché la coppia amorosa (qualsiasi essa sia) non ha alcun fascino.
Un altro problema è nella figura della protagonista, partita benissimo e poi, non più pervenuta. All’inizio del dramma, Ae Jung è raffigurata come una persona che si concentra sul suo lavoro nonostante cresca sua figlia da sola. Inizialmente non è la tipica ingenua protagonista femminile, ma una mamma single sulla trentina con una carriera e l’ambizione di diventare una produttrice cinematografica, un sogno che cerca ancora di avverare. Purtroppo, però, mentre la storia d’amore progredisce, la narrativa/crescita di Ae Jung non si va da nessuna parte, diventa la solita “cenerentola” da salvare alla mercé dei tre interessi amorosi. Ae Jung cerca di prendere l’iniziativa nel fare qualcosa, ma di fatto, non è molto diversa dalle donne protagoniste dei drama di 10 anni fa.

Conclusione:
‘Was It Love’ non è il migliore dei drama lì fuori, né tra i migliori presenti su Netflix, di sicuro è una serie facile da guardare ma solo se non si hanno pretese, proprio perché è un drama che sfortunatamente non è riuscita a sfruttare il suo potenziale. La narrazione era spesso priva di direzione e gli ottimi attori o le poche divertenti scene iniziali non riempiono le lacune.

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