Nuovo prodotto Netflix: ‘The Sound of Magic’, con le sue 6 puntate dove lo stile di Tim Burton si unisce al musical in chiave ‘Lalaland’ con un pizzico di poliziesco, ne vale la pena? Ma soprattutto Gigi (Ji Chang Wook) è stato bravo in un ruolo difficilissimo come quello del mago?
‘The Sound of Magic’ è adattato dal webtoon ‘Annarasumanara’ (usato qui in modo simile a “abracadabra”)’ ed è qualcosa di molto particolare: soli 6 episodi in cui si mischiano musical, serie TV di formazione, thriller/crime, fantasy e quella dose di pessimismo cosmico/drammaticità esasperata tipicamente coreano.
Partendo come un musical con numeri effervescenti e potenzialmente magici diventa sempre di più un poliziesco nella seconda parte, mentre di fondo resta una dura denuncia alla società, al capitalismo, al materialismo e alle pressioni sui giovani.
Di cosa parla questo drama?
Yoon A-Yi (Choi Sung-Eun) è una studentessa delle superiori, ma sostiene se stessa e sua sorella minore lavorando part-time, senza genitori. Suo padre, infatti, è scappato di casa a causa di violenti debitori. Anche con la sua precaria situazione finanziaria, è in grado di essere tra i primi nella sua scuola per i uìsuoi ottimi voti in matematica. Lei vuole diventare un adulto il prima possibile per avere un lavoro stabile. Intanto, il compagno di classe Na Il-Deung (Hwang In-Yeop) vuole ricevere il massimo dei voti e questo lo fa interessare a A-Yi.
Un giorno, Yoon A-Yi incontra il mago Ri-Eul (Ji Chang-Wook) in un parco divertimenti abbandonato. Mette in scena spettacoli di magia a persone che gli dicono di credere nella magia. È una persona misteriosa con fin troppi segreti…
Piccole cose bellissime:
‘The Sound of Magic’ è altalenante ma a tratti è davvero meraviglioso, specialmente nella sua articolazione musicale delle ansie e delle speranze di Ah-yi e Il-deung (ma anche in generale i numeri musicali sono molto belli). I due sono molto diversi nelle loro lotte, ma condividono la frustrazione contro gli adulti nelle loro vite, che li deludono in vari modi. Ah-yi, che è stata abbandonata da entrambi i genitori e lasciata per crescere la sorella minore anche se è ancora una bambina, è obbligata a sostenere un peso assurdo per la sua età, completamente sola mentre spera preso di diventare adulta, meta ultima del successo, illudendosi di poter trovare così la tranquillità e la felicità. Quindi la vediamo affaticarsi mentre si muove tra gli adulti che non possono non notare le sue difficoltà, ma che continuano a fare finta di nulla, spesso spingendola ancora di più verso il fondo.
A differenza di Ah-yi, Il-deung sembra avere tutto. I suoi genitori sono attivamente coinvolti nella sua vita, ossessivi e opprimenti, insieme agli insegnanti che si fanno in quattro per sostenerlo. I genitori sono troppo presenti, gestiscono e indirizzano ogni sua scelta nel tentativo di massimizzare i suoi punteggi e garantire un futuro alla pari con il successo economico e sociale del padre, rendendolo una sua copia. Il-deung sta lavorando fino all’osso per il sogno dei suoi genitori e per la prima volta si chiede se ne vale la pena, cosa vuole davvero lui. Sebbene Il-deung sembra avere tutto, le sue pressioni psicologici sono devastanti e rappresentano un problema gravissima della Corea del Sud, dove il suicidio giovanile è altissimo. Secondo un sondaggio del 2021 condotto dal National Youth Policy Institute della Corea, uno studente su tre delle scuole medie e superiori a Seoul ha pensato al suicidio, soprattutto per lo stress accademico e le preoccupazioni per il proprio futuro e la propria carriera.
Ri-eul è invece la pecora nera tra gli adulti, quello che viene per convenienza definito pazzo: ha abbandonato ogni ricerca del successo tradizionale a favore di una vita come mago. Ci sembra infantile, ci sembra superficiale, ci sembra folle, ci sembra assurdo, perché è una persona che non rientra in una scatola e che non vuole seguire le regole che la società definisce necessarie per essere un uomo/donna di successo o almeno decente.
Cosa affronta il drama?
Il drama vuole ricordarci che la vita non è una fuga dai problemi. Sfortunatamente, alcune persone devono affrontare crisi più dure rispetto ad altre, ma i problemi fanno parte della vita di tutti e abbiamo bisogno di qualcuno che ci conforti o che creda in noi. La magia in questo drama non è pensata per essere presa alla lettera, ma piuttosto come un’allegoria del coraggio di affrontare le sfide della vita quotidiana. Ogni volta che Ri-eul indaga sulla fede di Ah-yi o Il-deung nella magia con la domanda “Credi nella magia?”, in realtà chiede: “Credi in te stesso?” Mentre entrambi i bambini iniziano a concedersi il brivido della magia di Ri-eul, ciò che veramente portano via dal mago è la consapevolezza che una fede in se stessi è vitale per superare le battute d’arresto che affliggono le loro vite.
Nel drama, inoltre, la contrapposizione tra adulti e adolescenti è netta con un’estrema critica ai primi. Gli adulti di ‘Sound of magic’ sono bugiardi, falsi, piegati al sistema, ossessionati dall’eccellenza e dal successo, sono schivi del capitalismo e dell’apparenza, sono pronti a colpire e ferire chiunque non svoglia seguire la massa, sono pronti a sfruttare i più indifesi e giovani.
Il tema del futuro è ricorrente, anche perché strettamente collegato alla gioventù, con adulti che vogliono decidere per te, spingendosi nelle strade già tracciate del successo, facendoti fare gli stessi sogni già riciclati da milioni di altre persone. Tutti ripetono che bisogno ispirarsi alle persone che vivono per studio, lavoro e riconoscimento sociale. Il drama è una critica alla società moderna, alla visione dell’adulto medio e agli standard, pesantissimi, che impone sui giovani con l’obiettivo di smorzare l’individualità e creare macchine/autonomi da inserire nella società “perfetta/capitalista”.
La farfalla, ovunque nel drama e ciondolo del mago, è il simbolo della rinascita, della libertà, della giovinezza e della necessità di volare via dalla banalità e dagli standard per cercare la propria strada e trovare la felicità da soli.
Davvero molto interessante:
‘The Sound Of Magic’ è visivamente incredibile, maestoso e magnifico, dagli effetti visivi senza soluzione di continuità e dalla gradazione cromatica vivida che dà vita al mondo magico visto attraverso gli occhi di Ri-eul e, più tardi, Ah -yi e Il-deung. Il drama è colorato, fiabesco, esplosivo e molto bello da vedere, soprattutto nei numeri da musical. I fuochi d’artificio colorati, le luci, le farfalle pastello, il modo in cui elementi degli spettacoli magici, le luci, le bolle, i fiori, sono introdotti negli effetti visivi è davvero stupendo da vedere.
Punti di forza:
I personaggi, davvero pochi in questo maestoso drama, sono un punto di grandissima forza, perché, sebbene stereotipi, non sono rilegati a quel ruolo, ma hanno una bella evoluzione e un buon percorso.
Ri-eul è super affascinante, deus ex machine e misterioso mago che ruba la scena. Ri-eul è tanto carismatico quanto intimidatorio: è alto, minaccioso e bello, ma è anche ingenuo e sognatore come Peter Pan, ma ha un passato oscuro che non vediamo rivelato fino alla fine della serie. La sua performance a volte è inquietante e altre volte confortante, una dualità che aiuta a spingere la serie a mescolare l’argomento pesante e la bellezza da favola. Tutte le emozioni contrastanti che si provano quando arriva sulla scena può essere attribuito solo al ritratto profondamente emotivo di Ji Chang-wook: con un personaggio mistico, dagli occhi luminosi e ultraterreno come Ri-eul sarebbe stato facile sbagliarsi. Ma il nostro Gigi rende il suo Ri-eul carismatico, magico, supportivo. Poi Gigi ha studiato per 3 mesi magia e illusionismo, proprio per immergersi nel ruolo e il risultato è incredibile, e la sua voce quando canta è stupenda.
Choi Sung-eun nei panni di Ah-yi è sia paurosa che stoica mentre cerca di muoversi attraverso la vita. Mentre nasconde le sue emozioni alla vista, puoi vedere tutto muoversi sotto la superficie, il suo senso di colpa e la sua vergogna, ma soprattutto la sua solitudine cavernosa. Unico mio appunto: Ah-yi ha 16/17 anni ma a metà drama sono andata a vedere la sua età su Google per curiosità, perché a volte ho fatto fatica a trovarla adolescente. Choi Sung-eun ha 25 anni e, secondo me, ha proprio un viso che dimostra i suoi 25 anni, però indubbia la sua bravura, la sua voce e la sua performance incredibile.
Hwang In-youp nei panni di Il-deung porta sulle spalle aspettative che lo lasciano a un piccolo passo dal collasso. La sua cura e il suo amore per Ah-yi sono evidenti, ma la pressione per avere successo offusca il suo desiderio di una relazione più profonda ad ogni angolo. Hwang In-youp ci aveva già dimostrato altrove di essere bravo, ma qui ci fa volare verso l’iperuranio ed oltre con una performance davvero da brividi.
Punti di debolezza:
Nonostante il design ricco e la maestosità, l’universo di The Sound of Magic sembra molto piccoli in personaggi, luoghi e comparse. Le ambientazioni sono, essenzialmente, la scuola superiore (dove si muovono solo Ah-yi, Il-deung, la bulla Baek Ha-na e la sua servitrice Kim So-hee, e dove sembra esserci un solo insegnante e preside e coordinatore e consulente di orientamento), il parco abbandonato, casa della protagonista, la stanza di Il-deung e per poco un supermarket.
La storia procede con pochi cliffhanger e rivelazioni importanti e a volte è davvero lento, con estrema e ossessiva attenzione su particolari precisi. L’intento ovvio è mostrare le difficoltà e la disperazione dei protagonisti, ma ciò rende tutto molto molto lento. Nemmeno il 1.5x di Netflix vi salverà da provare questa sensazione di estrema lentezza.
Conclusione:
Vale la pena vedere ‘The Sound of Magic’? Provate una puntata e capite se fa per voi, perché il mood e lo stile lo si capisce subito. Ha attimi di maestosità e altri di estrema lentezza, ma è un prodotto dai temi profondi che lascia un segno, soprattutto perché, a un certo punto, ti fa cadere “nell’inganno degli adulti” e, quando scopri i fatti, ti rendi conto che l’errore è lì, dietro l’angolo. Quindi consigliamo senza dubbio di provarlo! Poi, ovviamene, Gigi ne vale sempre la pena!
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