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“The Penthouse” è un K-Drama assurdo da cui non riuscirai a staccarti

Si può descrivere “The Penthouse: War in Life” con poche parole: soldi, glamour, musica classica e omicidi, un mix tanto assurdo quanto coinvolgente (e trash) da cui non è poi così semplice staccarsi.

Caso nazionale dagli ascolti altissimi, è stato uno dei drama più apprezzati in Corea del Sud del 2021, tanto da avere due sequel. “The Penthouse”, infatti, è composto da 3 stagioni, l’ultima prevista per giugno 2021. Le prime due le trovate su Viki e sono composte, rispettivamente, da 21 e 13 episodi.

“The Penthouse” è un drama frenetico pieno di personaggi malvagi che ami e odi: persone sbagliate che fanno cose sbagliate per avidità, egoismo e denaro, in modo assurdo e irreale, mentre si addentrano nella loro scalata sociale e discesa negli inferi. Se vi piacciono i drammoni esagerati in stile soap-opera con una vena thriller, “The Penthouse” fa per te. Se ti sono piaciuti “Sky Castle”, “The World of The Married”, “Return” o “The Last Empress”, “The Penthouse” fa per te. Se vuoi spegnere il cervello e divertiti con il trash, “The Penthouse” fa per te.

Di cosa parla?
La storia ruota attorno ai ricchi residenti di Hera Palace, un immaginario complesso di appartamenti di lusso nel cuore di Seoul. Le famiglie residente sono orgogliose di inviare i propri figli a studiare musica classica nella prestigiosa Chung Ah Arts High School. L’avidità diventa la radice di tutto il male, poiché gli individui ignorano le regole, la ragione e la decenza per denaro, potere e prestigio.
Tutto precipita (letteralmente) quando una giovane studentessa viene uccisa proprio nell’Hera Palace: i personaggi si svelano, scappano e qualcuno vuole vendicarsi con tutto il cuore.
Nella seconda stagione della serie, la guerra continua: altri personaggi sono stati uccisi e più misteri sono emersi. Anche le rivalità sono diventate più forti e i tradimenti sono più audaci.

“The Penthouse” è un ‘makjang’, un drama coreano dalle tinte soap-opera, un misto di contraddizioni, realismo e situazioni paradossali e poco comprensibili. Elementi drammatici ed emozioni esagerate, tutto elevato all’ennesima potenza, sono i punti di partenza di un genere che ha nell’eccesso e nello sfarzo i suoi elementi fondanti. Tradimenti a non finire, personaggi che muoiono ma non sul serio, persone che muoiono ma in modo strano, personaggi che si differenziano per un dettaglio, un neo o una parrucca, senza che nessuno li riconosca, buoni che vengono maltrattati perché poveri e che non possono fare altro che sopportare: questo è un ‘makjang’ e questo è anche “The Penthahouse”.

Piccole cose bellissime:
Il drama si apre nel modo più drammatico per eccellenza: l’omicidio di una giovanissima studentessa, Min Seol Ah, precipitata da un balcone dell’Hera Palace e caduta tra le braccia della statua nella hall del palazzo. La scena, con un’estetica ispirata alla Pietà di Michelangelo, è l’innesco di una storia piena di pathos ma anche di cliché come rapimenti alla nascita, vendetta, classismo, bullismo, violenza ecc. Il trash sarà il massimo comun divisore.

La storia si svolge nell’Hera Palace, un complesso di appartamento di alta classe dove vive la ricca élite di Seoul, si entra per invito o su votazione delle ‘famiglie potenti’ e sono tutte persone che ci tengono al loro status e che i loro figli seguano la carriera nel mondo della lirica. Chissà perché sono così fissati con la lirica, una scelta davvero assurda che aggiunge ilarità e stranezza al drama.

Dai genitori, fino ai loro giovani figli, tutti sono ugualmente egoisti e crudeli, pronti a usare in modo improprio il loro potere fregandosene delle conseguenze. Far parte dei ricchi e dell’Hera Palace, legittima tutti a sentirsi superiori e maltrattare chiunque non venga considerato al loro livello. Il drama, soprattutto nella prima stagione, mette in evidenza che nessuno è davvero innocente, tutti hanno degli scheletri nell’armadio e tutti mentono, in un modo o nell’altro.

Cosa affronta il drama?
“The Penthouse” è grottesco, molto fedele alla sua provenienza “barocca”: estremo, eccessivo, contraddittorio e scomodo da guardare. Gli autori di questo drama non vogliono risparmiare il loro pubblico e non giocano facile. Questo è uno spettacolo pieno di colpi di scena, recitazione esagerata, scene esilaranti e ironia. Musica classica che suona in lontananza mentre il vino rosso viene sballottato intorno al tavolo e i personaggi si danno uno schiaffo sonoro: ti ritirerai disgustato vedendo quella combinazione ma, contemporaneamente, finirai per amare ogni secondo dello spettacolo di follia sullo schermo.

All’apparenza è tutta una questione di glam e gore, ma non è completamente superficiale come potrebbe sembrare. ‘The Penthouse’ racconta la storia, ben nota, della natura distruttiva dell’avidità e una satira sul classismo e sul regime invincibile dei ricchi. Abbiamo la classe della cattiva borghesia, corrotta e marcia fino al midollo, rappresentata da Joo Dan Tae. L’ideatore e mente principale del palazzo, Dan Tae, rappresenta molto di più di quello che sembra: è la personificazione del Male che governa in questo grande castello simile a Moloch (termine di origine ebraica ormai usato per indicare un’organizzazione o una persona che domanda o richiede un sacrificio assai costoso) che è l’Hera Palace.

L’edificio stesso è molto simbolico, spicca nella città come il palazzo residenziale più alto, lussuoso e desiderabile di tutti, ma non è altro che una macchina diabolica che divora i suoi abitanti e li trasforma in versioni avide e disumane di se stessi. Essi fanno tutti parte del sistema di ingiustizia che distrugge i poveri e i deboli (Min Seol A) o corrompe la loro mente (la madre in difficoltà Oh Yoon Hee). Ogni personaggio in questo spettacolo è più o meno spregevole ed è piacevole odiarli tutti. La triste conclusione che rimane alla fine dello spettacolo, anche conoscendo più a fondo tutti i personaggi e il loro passato, è che alla fine non c’è scampo alla malvagità strisciante. Puoi provare, puoi combattere e alla fine i cieli si schiereranno con i ricchi. Ma per quanto tempo?

Il simbolismo in “The Penthouse” è alle stelle e tutto ruota intorno all’avidità e all’estremo. Mentre li guardi agitarsi come animali nel bel mezzo della caccia, lo spettatore si pone inconsciamente una domanda: qual è il punto di avere potere quando trascurano palesemente ciò che è importante? A maggior ragione che tutto questo casino viene fatto per la lirica. Per rendere i propri figli dei cantanti lirici. Ripetiamo: PER LA LIRICA. E’ solo stupidità su una bellissima ed elegante cornice.

Davvero interessante:
“The Penthouse” è un casino, è folle, è drammatico, è strano ma, personalmente, è assurdamente bellissimo. Appoggiato pesantemente su elementi eccessivamente drammatizzati, caratteristica tipica dei makjang, “The Penthouse” è una corsa sulle montagne russe di emozioni e confusione. Mescolando insieme elementi di thriller, di omicidi, ambientazioni scolastiche, fetta di drama familiare, l’ultimo melodramma delle SBS è un gioco divertente e, nonostante i suoi evidenti difetti, indimenticabile.

Ci sono un sacco di grandi risse, schiaffi, urla e scene d’azione in tutto e per tutto, senza farsi mancare nemmeno 2/3 colpi di scena davvero inaspettati. Il drama ha il giusto ritmo perfetto, ogni episodio porta avanti la trama principale ma anche la storia di ogni personaggio, senza creare l’effetto puzzle o un accozzaglia di cose, ma dando il giusto spazio a tutti. Ci è piaciuto moltissimo quello che sono stati in grado di fare, e soprattutto di dire, con un genere così sottovalutato, in media di scarsa qualità e abusato come il makjang.

Punti di forza:
La storia è un thriller ma, soprattutto, è un racconto di vendetta, che mette tutto su un piano più movimentato e coinvolgente. Quegli scheletri nell’armadio mettono uno contro l’altro, tutti pronti ad attaccarsi alle spalle per uccidere il proprio avversario. La vendetta è sicuramente quello che rende la storia particolarmente divertente e eccitate da guardare: vogliamo sapere chi ha ucciso la povera Minah, sì, ma vogliamo soprattutto sapere come sarà vendicata e se davvero una persona riuscirà a battere famiglie tanto ricche, tanto potenti e tanto crudeli.

Questa vendetta è il cuore pulsante del drama e anche a noi, che non amiamo questo genere esagerato e trash, ne siamo rimaste ammaliate: chi è stato? Come ha fatto? E, soprattutto, perché La vendetta si snoda negli episodi della prima stagione con diversi colpi di scena poco prevedibili e che vi incolleranno alla sedia: stupefacente.

Altro punto di forza sono i personaggi: nell’Hera Place c’è un gruppo di brutte anime desiderose di salire le scale sociali fino in cima, promuovendo una malsana ossessione per il culto dell’immagine e di se stessi agli occhi degli altri in questa società sociopatica. Ne escono fuori persone nere, cattive, ossessionate e davvero inquietanti: vengono promossi i loro difetti, i loro più bassi impulsi e sullo schermo appaiono così, delle bestie ma non pazzi, delle persone orribili ma molto razionali che sanno fin troppo bene cosa stanno facendo.

La maggior parte dei personaggi non ha molto senso della moralità e ha pochissima umanità: quasi nessun personaggio in “The Penthouse” ha davvero uno sviluppo o una redenzione e considerando il tipo di drama, questa cosa va bene e ci piace. I personaggi malvagi e le loro azioni folli rendono questo spettacolo imprevedibile, pazzo ed estremamente avvincente.

I personaggi di The Penthouse hanno accesso a vaste finanze e potenti connessioni, che usano per consolidare le loro posizioni e aumentare ulteriormente la loro ricchezza, ma queste considerevoli risorse non sono mai sufficienti per soddisfare la loro avidità. Mentre nella prima stagione tutto ruota intorno all’Hera Palace, dentro le mura dell’immenso palazzo simbolo di ricchezza e desiderio agognato, la seconda stagione va fuori dai suoi confini e assume caratteristiche più politiche e sociali, su un atteggiamento arrogante di chi si è convinto che non subirà mai le conseguenze. L’amicizia è ombrosa e la lealtà è sola fantasia e, come si dice, si sta soli in cima. La seconda stagione, a differenza della prima, risente un po’ di mancanze di idea e brillantezza, ma comunque è piacevole.

Punti di debolezza:
“The Penthouse” non è perfetto: i suoi toni da “soap opera” potrebbero infastidire, così come lo sviluppo del personaggio che a volte è scarso e poco profondo. Ciò che il drama sacrifica nella caratterizzazione, però, lo compensa con una trama irresistibile da cui è difficile allontanarsi una volta che ne sei immerso. Non è un prodotto per tutti, ma per coloro che al primo episodio ne sono risucchiati, “The Penthouse” diventa l’apice del makjang, gloriosamente trash e incredibilmente piacevole.

La recitazione è esagerata perché è da makjang. Può non piacere e dare fastidio, a noi ha divertito molto e si adatta alla trama. E’ evidente, ad esempio, che Kim So Yeon, che interpreta la cantate lirica Cheon Seo Jin, dovrebbe ricevere un Oscar, Golden Globe, Nobel per la pace, una porchetta e anche la mia anima per la sua interpretazione. Il suo personaggio è pazzo, spietato e non fa che urlare fino a decibel udibili solo dai delfini e a trasformare il suo viso in modo esagerato ma fantastico. Ha una mimica facciale pazzesca. Probabilmente a fine drama si ritroverà senza voce e con 40 anni in più, ma la sua performance è brillante e incredibile.

Se non riuscite a sopportare incongruenze di trama e volete le cose precise, questo drama non fa per voi. “The Penthouse” deve essere vissuto con sospensione di incredulità e soltanto per divertirsi: non cercate un senso in qualcosa che il senso non ce l’ha e, soprattutto, non lo vuole avere. Sottolineiamo, però, che le incongruenze nella trama sono poche, molto poche, soprattutto nella prima stagione.

Conclusione:
Il drama è un makjang, ma dove altri hanno fallito, “The Penthouse” è riuscito a trasformare segreti di nascita cliché, tropi “chi l’ha fatto”, mamme tigre troppo zelanti e adolescenti gelosi e croccanti in un racconto altamente guardabile e avvincente.

“The Penthouse” è una fantastica fuga virtuale dalla realtà che presenta della persone marce fino al midollo in un’atmosfera dorata e glamour, che fanno cose trash in modo trash ma che riescono davvero bene a distrarre dai problemi reali del mondo.

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