Fedele al suo titolo, ‘Record of Youth’ vorrebbe documentare i problemi che i millennial devono affrontare: pressioni sociali, conflitti generazionali, corruzione e maltrattamenti sul posto di lavoro. Non è un drama pieno di cliché romantici, ma una storia che metta in evidenza le frustrazioni dei millennial.
Premessa stupenda, realizzazione meno entusiasmante che mi ha fatto seriamente pensare che le mie pallose settimane in ufficio tra strampalati e assurdi clienti nella la mia vita normale sia molto più entusiasmante e divertente di quella vista sullo schermo. Peccato che non ci sia Park Bogum, però, lui me lo prenderei volentieri e non credo di essere l’unica qui a desiderarlo sul comodino della propria stanza.
Torniamo al topic principale, però: ‘Record of Youth’ è un drama coreano disponibile con sottotitoli su Netflix, composto da 16 episodi. Il drama si concentra sullo sviluppo di una relazione, in tutte le sue fasi, e sulle montagne russe del lavoro nell’industria dell’intrattenimento. Potrebbe sembrare, da questa frase, qualcosa di dinamico, rapido e movimentato ma, lo ripetiamo e sottolineiamo 80 volte, è un racconto molto realistico e piatto, a tratti noioso. Sì, mi sto contenendo.
‘Record of Youth’ è un omaggio alla giovinezza, un racconto da tramandare e da cristallizzare nel tempo. Anche nella sua struttura riporta molto di questa idea: vediamo le scene più importanti per il personaggio alla fine di un episodio, esaltato e posto al centro della narrazione, come immagini fisse e importanti da sottolineare allo spettatore. Tutto, dalla fotografia, al montaggio, ai personaggi e alla recitazione, è un esaltazione al concetto di giovinezza che supera la concezione del tempo, immagini immobili e fisse che caratterizzano quella persona, che rappresentano i salti e gli slanci nella vita per arrivare al proprio sogno e soddisfare la propria ambizione.
Di cosa parla questo drama?
Il ventiseienne Sa Hye Jun (Park Bo Gum) è un modello sfortunato il cui grande sogno è diventare un attore, senza alcun risultato in tanti anni di tentativi a causa della forte concorrenza, manager pessimi che lo truffano, favoritismi, una famiglia con difficoltà economiche che non lo supporta e il suo incombente arruolamento militare. A rende le cose più complicate il suo migliore amico d’infanzia Won Hae Hyo (Byeon Woo Seok) è un modello che ha deciso di passare alla recitazione, con molto più successo di lui, grazie a una madre ricca, impicciona e potente. Durante una sfilata di moda in cui sia Hye Jun che Hae Hyo sono modelli, incontrano An Jeong Ha (Park So Dam), una truccatrice alle prime armi il cui sogno è aprire un suo studio e cerca di farsi spazio nel mondo spietato del make-up. Avendo la stessa età di Hye Jun e Hae Hyo, fa presto amicizia con loro, ma in realtà ha un suo segreto: Jeong Ha è una grande fan di Sa Hye Jun e innamorarsi di lui è fin troppo semplice.
Piccole cose (forse non) bellissime:
Questo spettacolo è praticamente una registrazione di una storia giovanile, una vita ordinaria che racconta di una persona che affronta delle difficoltà mentre insegue il suo sogno, di come le supera, come si innamora, come mantiene le amicizie e come affronta i conflitti familiari e lavorativi, il tutto in modo molto realistico.
Non ci sono malintesi enormi, drammaticità, tragedie e momenti di pathos destabilizzanti, è una normale storia di gente che si incontra, si parlano, si vogliono bene, si affrontano. Purtroppo questa normalità rende il tutto un po’ piatto e, a tratti, noioso. (Leggete: è in media una gran palla) L’intera serie non ha un culmine né fa venire voglia di divorarsela o guardare la prossima puntata. Diciamo che la si guarda per Park Bogum, e quella faccia da divinità scesa in terra, e chi dice il contrario, sta mentendo in modo sfacciato.
Il montaggio, inoltre, è confuso: spesso e volentieri, infatti, vediamo una determinata scena negli ultimi 10 episodi di una puntata per poi tornare, nell’episodio successivo, a due giorni prima e ripercorrere la storia fino al punto già visto. “Che stupidaggine!” starete pensando e sì, lo è, lo capisce chiunque tranne chi l’ha scritto. La scelta, infatti, crea non poca confusione, anche a causa del modo repentino e confuso di andare avanti e indietro nel tempo, senza una chiara indicazione, colorazione o indizio che faccia capire allo spettatore se è il passato o il presente. Mi sono ritrovata più volte a vedere l’inizio dell’episodio senza capirci nulla e rendermi conto dopo 10 o 15 minuti che eravamo tornati indietro. E lì partivano citazioni molto auliche che non sto a riportarvi per non farvi perdere tempo.
Questo escamotage è volutamente fatto di proposito, lo abbiamo già detto prima: è chiaro che la volontà del montatore e del produttore sia quello di richiamare il titolo, ‘Record of Youth’, creando un ‘documento / registrazione della giovinezza’ mostrando una scena importante, da cristallizzare nel tempo, e poi ripercorrendo il documento/registrazione all’indietro per spiegarci come si arriva a quel punto. Le buone idee e positive intenzioni non bastano però. Il montaggio è troppo confuso e crea un ritmo incostante nel drama. Vedere gli ultimi dieci minuti nell’episodio X e la spiegazione di 30 minuti di come siamo arrivati lì nell’episodio Y può, forse, generare noia ma, di sicuro, genera confusione. Sarebbe stato più facile se questo strumento fosse stato utilizzato di meno o, almeno, con uno schema di colori diverso o anche un formato dell’inquadratura diverso, per evitare la confusione che spesso si prova.
Cosa affronta il drama?
I temi affrontati sono vari, molti collegati alla giovinezza, ma affrontati da più punti di vista che cercheremo di sviscerare dato che sono sicuramente la cosa più interessante.
Un tema è la giovinezza o meglio la lotta della gioventù coreana da diversi punti di vista. Infatti i giovani protagonisti o secondari del drama affrontano il mondo a modo loro, con problemi molto sentiti in Corea del Sud ma che, in fondo, percepiamo ovunque nel resto del mondo. L’oppressione della società e della famiglia, lo sfruttamento, il sentirsi presi in giro, l’essere truffati o trattati male dal proprio capo sul posto di lavoro (mobbing), la pressione di far parte di una famiglia ricca o dell’avere una madre che controlla e plasma ogni tua azione ecc.
Di base il drama parla delle lotte nella giovinezza che definiscono la propria vita: la persona che sei e le scelte che fai decidono il tuo percorso e le persone che ti circondano. Non puoi liberarti del tuo passato o della tua famiglia, ma puoi venire a patti con esso, liberandoti di quel peso. E’ facile perdersi nel corso della vita, ma bisogna comunque continuare a combattere e rimanere fedele a se stessi. Affrontando tutte le sfide, successo o sconfitta, amore o delusione, aggiungerai un pezzo alla tua registrazione di giovinezza.
Il dramma parla di crescita, appunto, e mostra l’ignoranza e i sentimenti perduti durante gli anni di gioventù fino a che non si diventa più maturi e composti mentre si entra negli anni trenta. È un prodotto molto pratico, razionale e logico. Vediamo i protagonisti entrare nel mondo del lavoro affrontando varie avversità, cercando di farsi un nome nel settore con onestà, diligenza, pudore, umanità e veridicità, le loro uniche armi. Pragmaticamente cercano di aggrapparsi ai loro sogni, a prescindere dai problemi, con perseveranza e fiducia in se stessi. E’ difficile quello che affrontano, infatti la vulnerabilità viene mostrata e questo li rende molto veri, e così mostrano una realtà che esiste nel mondo vero di tutti noi.
Ovviamente si parla anche delle pressioni dell’industria dell’intrattenimento, nonché delle lacrime dietro molti dei sorrisi degli attori. Vengono esposti i giochi di potere degli agenti e la cattiveria dei giornalisti mentre giocano con la carriera delle celebrità. Questa lotta per sopravvivere in un campo instabile basato sull’opinione pubblica, può essere terribilmente estenuante ma anche gratificante. Può darti l’amore di molti, il rispetto della tua famiglia e l’indipendenza finanziaria, ma può anche lasciarti solo, stanco e senza uno sbocco emotivo. Alla fine, può costringerti a lasciar andare le persone che ti rendono felice mentre le tue controversie iniziano a condizionare anche le loro vite.
Altro tema trattato è anche quello della famiglia con tutti i problemi di comunicazione tra le varie generazioni. I problemi sono genuini, facile che molti di essi siano stati affrontati dagli spettatori. Nonostante a volte i genitori diventino il terribile giudice delle nostre vite o desiderino che tutto sia perfetto, alla fine sono quelli che spesso ci stanno accanto e vogliono il meglio per noi. Le questioni familiari, indipendentemente dal conto corrente bancarie, sono spesso molto simili.
Davvero molto interessante:
‘Record of Youth’ ha le vibrazione del ‘healing drama’ o ‘drama quotidiano’, quelle storie che sembrano proprio da vita reale con un tempo rilassato e lento in cui non c’è un vero nemico, non c’è un vero problema, ma solo questioni e difficoltà che chiunque ha affrontato o affronterà nella vita di tutti i giorni.
Il drama è scritto con attenzione, non percepisci mai cose affrettate: vuole proprio essere uno spaccato della vita reale e quindi mostrare anche momenti lenti, tranquilli, pacati. Un punto di forza sono i dialoghi, spesso rapidi, scattanti e pieni di brio (molto più delle azioni). I momenti memorabili e carini ci sono, anche quelli che stupiscono e sconvolgono, ma purtroppo sono molto pochi. Diminuire la durata di ogni episodio e magari anche il numero di episodi, avrebbe giovato a questo drama.
E’ bello come ‘Record of Youth’ illustri il prezzo che molti pagano durante gioventù per raggiungere le loro ambizioni: il loro primo amore? La famiglia? L’autostima? E anche nel mondo dell’intrattenimento, l’amore deve essere sempre abbandonato per una carriera? Non è concesso ai VIP una vita al di là dello schermo in cui possono perseguire la propria felicità, che è libera da giudizi o attacchi? Si percepisce nel drama che per raggiungere qualcosa, la vita ti obbliga sempre a pagare un prezzo e che purtroppo non puoi avere sempre tutto. Tanto amaro quanto vero.
Punti di forza:
Park Bo Gum ha salvato questo drama, bisogna affermarlo e urlarlo ai quattro venti. Il suo personaggio è già quello più interessante di tutti, quello che affronta più problemi e anche una crescita maggiore, eppure Bo Gum è coinvolgente e magnetico. Lui è il momento TOP del drama e colui che offre la performance migliore, se il drama ha avuto successo è solo grazie a lui. Probabilmente questa è anche una delle sue prove attoriali più belle, si percepisce molta sincerità nella sua recitazione.
Il drama è molto incentrato sul suo percorso che, in realtà, è anche molto vicino alla storia di Bo Gum stesso: la storia racconta delle lotte mentre cerca di navigare tra le difficoltà di una carriera nel mondo dello spettacolo senza le connessioni necessarie, così come le crescenti aspettative di tutti intorno a lui. Il tempo, però, stringe per lui poiché il suo arruolamento militare è prossimo, proprio come Bogum in realtà, che dopo il drama si è appunto arruolato. Forse è stata una scelta ‘sicura’ quella di selezionare questo drama come suo ultimo lavoro, ma di sicuro Park Bogum ha fatto un lavoro incredibile con questo personaggio.
E indubbio: grazie Park Bogum, questo drama l’ho finito solo grazie a te.
Punti di debolezza:
Al contrario di Park Bo Gum, Park So Dam non riesce proprio a brillare in questo drama. L’attrice, che non ha bisogno di presentazioni, ha scelto di andare sul sicuro con un personaggio del genere e, dopo ‘Parasite’, non se lo aspettava nessuno. Il suo personaggio era tra i più piatti e banali e tutto il suo talento da attrice è stato preso e buttato nel cesso. Il suo personaggio non le rende giustizia e lei non riesce a trarre il meglio da esso: il personaggio reagisce con pacatezza a tutto e lei resta piatta, in balia degli eventi.
I personaggi, in generale, sono tutti molto monotono: sono simpatici, coinvolgenti, veri, reagiscono sempre con dolcezza a ciò che gli accade, sono tranquilli ma un po’ piatti. In questo limite rientrano anche i protagonisti, carini, con una buona chimica, ma a cui manca una scintilla, quella spinta che fa venire voglia allo spettatore di divorarsi la prossima puntata. E’ ovvio che in un trama in cui la storia è basica e quotidiana, i personaggi diventano la forza trainante di tutto e se anche quelli tendono a essere banali, beh, il drama si vede perché è carino e quando vuoi qualcosa di leggero e senza pretese. Il desiderio di divorarsi il drama, però purtroppo, non arriva mai.
La fotografia del drama è molto chiara, molto luminosa, potremmo definirla diafana, con anche scene notturne molto chiare. La luminosità esaltata e elevata all’ennesima potenza, rende tutto molto freddo e distaccato dalla realtà, quasi come se fosse un sogno dai toni chiari e pieno di colori. Ovviamente qui subentra il gusto personale, ma personalmente ho trovato la scelta artificiale, finta e troppo forzata, creando scene plastiche, bellissime come fotografie ma finte come spaccato di vita quotidiana.
La fotografia, l’estetica e la scenografia sono oggettivamente belle, le location scelte sono incredibili (la biblioteca di Starfieldfield in primis) e il regista immerge i suoi personaggi nei luoghi in cui vivono con dei movimenti di macchina stupendi, facendo diventare quest’ultimi a loro volta dei personaggi. Eppure tutto questo non funziona come dovrebbe. Creare una bella scatola non vuol dire che l’interno sia automaticamente bello. Bei colori, bella fotografia, bella estetica, bella scenografia, ma totalmente fini a se stessi e quindi, inutili.
La lunghezza di ogni puntata non aiuta a dare ritmo al drama: alcuni episodi arrivano a 1 ora e 20 minuti senza una vera ragione. I minuti, infatti, sono riempiti di scene superflue e momenti non interessanti, fini a se stessi.
Conclusione:
Consigliamo ‘Record of Youth? Credo che sia chiara la nostra posizione. Purtroppo lo si consiglia solo ai fan di Park Bogum, solo e soltanto a loro.
‘Record of Youth’ non è uno spettacolo divertente, coinvolgente o appassionante, non è male ma non è nemmeno impressionante. Vale la pena solo se amate gli attori protagonisti.
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Mah.. Ho vissuto Record of Youth in modo diverso da come ce lo racconti.. Per me è stato come se la bellezza della scenografia, dei personaggi, della musica fosse volutamente accentuata perché il contrasto con il cinismo e talvolta cattiveria del mondo dello spettacolo fosse più profondo. Non ho sentito noia, ma angoscia... Se grattiamo quella patina di successo, soldi, fans.. Troviamo sacrifici, ricatti e perfino sadismo. Poche luci e tante ombre. Così non tutti ce la fanno e alcuni trovano nel suicidio la via d'uscita più facile ( ricordiamo tutti i clamorosi casi di cronaca in Korea). Credo che quel meraviglioso attore, concordo con te, di Park Bo Gum abbia voluto lasciare un messaggio più profondo prima di partire per il militare e mi spiace che i media non lo abbiano capito o abbiano fatto finta di non capirlo. Meritava forse questo Drama una visione meno superficiale.