Rap Monster dei BTS nel centro della bufera con l’accusa di razzismo

Nel corso del tour ‘2015 BTS LIVE TRILOGY’, i Bangtan Boys sono giunti fino a Melbourne, in Australia, esibendosi in uno spettacolo potente e unico a cui è seguito il 13 Luglio una conferenza stampa da cui, a causa di una particolare frase del leader Rap Monster, è nata una delicata controversia che sta interessando la maggior parte dei fan internazionali.

Alla domanda ‘Qual è stata la prima impressione quando vi siete incontrati la prima volta?’ Namjoon, il leader, ha risposto lentamente in inglese: “Quando ho visto per la prima volta V e J-Hope, non potevo davvero vederli perchè erano troppo neri. Quindi, quando la notte è buia io non riesco a trovarli/vederli.” Il ‘too black’ di Rap Monster è stato il punto di partenza di una lunga discussione che dopo 24 ore non sembra ancora finire tra richieste di scuse e riflessioni culturali. Ancora una volta la concezione nero/bianco coreano è centro di una disputa che si allarga a livello internazionale.

Molti hanno sottolineato che questa frase non è tanto razzista, bensì colourist (discriminazione in base al colore della pelle) e si sono profondamente offesi per la frase del rapper, pretendendo le scuse dell’idol. Alcuni hanno notato come lo stesso gruppo non si sia mostrato particolarmente divertito alla battuta, così come nella sala sia sceso un attimo di silenzio in seguito a una frase che voleva essere divertente, ma si è rivelata essere esclusivamente discriminatoria e per queste persone, quindi, da condannare.

Il problema ‘nero’ è stato affrontato più volte anche dagli stessi coreani che hanno proposto dei punti di vista al problema differenti ma interessanti. In coreano il colore nero è espresso come ‘gomma jong saek’, mentre nero inteso come appartenenza etnica è ‘HEU-gin’. In coreano a questi due termini, si affiancano altre terminologie diffuse molto nel parlato, come ggamatah che ha un duplice significato, sia come colore proprio sia come colore della pelle. Ggamatah, gomma jong saek e HEU-gin, tre modi e sensazioni diverse di ‘nero’ in coreano, assumono tutte la stessa traduzione in inglese, ossia Black ed è spesso fonte di errore. In coreano una pelle abbronzata è nera, in inglese questa stessa affermazione è fonte di profonda discriminazione e offesa, perché abbronzato si traduce con ‘tan’, nero diventa ‘black’. Come sappiamo bene, nel mondo degli idol lo scherzo a coloro che hanno la pelle più scura è una costante, proprio perché considerano la pelle pallida più gradevole, a prescindere dalla razza. Namjoon ha frequentato gente di colore nei suoi viaggi negli Stati Uniti, quindi è più giusto pensare che sia stato un errore ‘culturale’, invece che un’espressione razzista avente lo scopo di offendere un’etnia. Anche negli Stati Uniti tra gli scherzi più diffusi, ci sono le burle degli abbronzati a coloro che non riescono a prendersi il sole senza scottarsi.

E’ uno scherzo sano e giusto? Probabilmente no, alla luce della nostra cultura di sicuro non lo è, però ogni paese ha un suo ‘colore’ preferito, come l’ossessione degli americani e degli italiani per l’abbronzatura perfetta. La battuta di Namjoon punta sulla differenza di nero in coreano che in inglese si perde, motivo per cui all’occidentale che ascolta potrebbe sembrare esclusivamente razzista, mentre per i BTS che l’hanno ascoltato non sia stato un gran problema.

La discussione è continuata e ha coinvolto moltissimi blog internazionali, portali famosi in cui molti si stanno concentrando sul fatto che l’intervista fosse in Australia e non in Asia, quindi l’attenzione di Namjoon sarebbe dovuta essere maggiore. Altri insistono sulla diversa cultura di Rap Monster che, per quanto sia affascinato dagli USA, resta comunque un coreano con tutte le conseguenze che comporta. Altri ancora vedono nella sua passione per il rap e per rapper di colore un motivo per l’idol di conoscere bene il razzismo che molti subiscono ogni giorno, mentre ulteriori persone insistono che le sue conoscenze dell’inglese dovrebbero essere adeguate a evitare simili errori.

Ciò che è giusto e ciò che è sbagliato cammina ancora sul filo di un rasoio e, sopratutto in questo caso, le convinzioni personali e culturali giocano un ruolo fondamentale nella formulazione di una propria opinione.
E voi cosa ne pensate?

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