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'Lovestruck in the City' è la definizione di perdita di tempo, nonostante l'immenso Gigi

‘Lovestruck in the City’ è la definizione di perdita di tempo, nonostante l’immenso Gigi

| On 26, Set 2021

“Un giorno volevamo sapere come si frequentano uomini e donne in città. Per soddisfare la nostra curiosità, abbiamo deciso di seguire diversi uomini e donne in città” è così che inizia il drama ‘Lovestruck in the City’, un prodotto particolare a metà tra un reality TV e un mockumentary che racconta al vita e l’amore di sei persone tra i 20 e i 30 anni.

Sentite l’eccitazione di un prodotto diverso, nuovo e non banale? Ecco, placatela, perché sì ‘Lovestruck in the City’ (che trovate su Netflix) è qualcosa di diverso, ma no purtroppo è capace di annoiare, far arrabbiare e contorcere le budella all’interno del tuo corpo più volte in un episodio, non positivamente.

E’ un peccato che un esperimento così buono sulla carta, di fatto sia un prodotto instabile e inconcludente, superficiale e noioso. Ovviamente qui subentra anche il gusto e ci sono state persone che lo hanno adorato ma hey, siete la minoranza. E noi a velocità aumentata a 1.5 lo abbiamo trovato lento da morire: fate voi!

Di cosa parla questo drama?
La trama della serie è in formato intervista: sei persone parlano della loro vita sentimentale. Park Jae-won (Ji Chang-wook), un architetto di professione di 32 anni, ha una personalità appassionata e onesta, non riesce a dimenticare una donna scomparsa che gli ha rubato il cuore in vacanza. Lee Eun-o (Kim Ji-won), freelance marketing di 29 anni, ha finto di essere Yoon Seon-a in vacanza quando ha incontrato Park Jae-won, vivendo una storia appassionante di qualche mese.
Choi Kyeong-jun (Kim Min-seok), 29 anni e anche lui architetto, e Seo Rin-i (So Joo-yeon) sono una coppia fissa. Kang Geon (Ryu Kyung-soo), uno scrittore di 29 anni, tende ad innamorarsi facilmente. Oh Seon-yeong (Han Ji-eun), insegnante di ginnastica di 30 anni, è una femme fatale dall’atteggiamento aggressivo.

Piccole cose (forse non) bellissime:
Il formato, 17 episodi di soli 30 minuti ognuno, per questo drama Netflix è molto atipico per un prodotto coreano, così come è atipico tutto l’approccio alla storia: c’è molta pelle, c’è amore, c’è sesso, ci sono emozioni e ragionamenti veri in questo drama, cose che chiunque fa o racconta ai suoi amici. E’ rinfrescante un prodotto dove ragazzi di 20/30 anni parlano normalmente di sesso e delle loro prime volte, così come è carino vedere nascere, crescere e finire le loro storie d’amore.

C’è molto potenziale in questo drama e il suo approccio mockumentary dona la libertà ai personaggi di presentarsi, di mostrarsi e di raccontarsi in modo diretto e mai noioso, oltre che a fare riflessioni interessanti e ragionamenti anche sulle loro emozioni.

‘Lovestruck in the City’ offre la trama di una commedia romantica semplice e basilare condita con sfarzo glam: non è brutto ma è un po’ insipido.

Cosa affronta il drama?
Il drama offre spunti molto veri, problematiche di cui voi stessi parlate nella vostra vita quotidiana e questo è sicuramente positivo. Proprio la struttura “documentario” permette ai protagonisti di riflettere sulla loro vita amorosa da lontano e lo spettatore ascolta le storie come un amico al bar, riflettendo insieme, ragionandoci su. Si parla di amore, sì, ma anche di autorealizzazione, di aspirazioni o semplice di non voler nulla di tutto ciò e vivere una vita semplice e basilare.

L’intera premessa del drama è capire cosa pensano le persone dell’amore mentre affrontano anche le proprie relazioni o la mancanza di esse: ci sono consigli, ci sono momenti imbarazzanti, attimi emotivi o disperati in cui si ci riesce anche ad immedesimarsi. Eppure tutto resta tremendamente in superficie con i protagonisti che si concentrano fin troppo sulle questioni amore, reso complicatissime senza un motivo apparente, e poco purtroppo sull’aspetto lavorativo.

Davvero molto interessante:
Il drama è molto spensierato, ha delle scene molto divertenti e piano piano ti affezioni (quasi) a tutti i protagonisti. Di base è carino, come un panda tenerello che vorresti coccolare ma poi inizia ad attaccarsi alla gamba, e rincorrenti, e mettersi tra i piedi, a darti costantemente fastidio mentre ti maledici per aver pensato che fosse carino ed esserti avvicinato, ma poi la guardi e pensi che dall’esterno è davvero carino e maledici chi ha creato quella cosa così bella ma così odiosa. Ah! Questo drama non ci ha fatto bene, no no.

Il drama ha un bollino 16+ perché si parla spesso di sesso, di prime volte e di rapporti sessuali e questa è una cosa davvero interessantissima. È stato bello vedere questi personaggi parlare apertamente e impegnarsi nel sesso.

Punti di forza:
Lo show è come se avesse due anime: i fashback della spiaggia sembra una storia statunitense, una commedia romantica estiva di giovani umani che finisce sempre con un delizioso happy ending, con i colori volutamente caldi e sull’arancione; poi l’ambiente di Seoul, metropolitano, biancastro e molto più vicino ai canoni coreani con la loro cultura, la convivialità intorno al cibo che caratterizza molte scene, i valori e le ambientazioni. Da un punto di vista puramente visivo il drama è incredibile con delle riprese mozzafiato, una scenografia molto curata, insieme alla fotografia che consente di non confondersi mai tra presente e passato, anche se sono costantemente alternati. Visivamente il drama è da 10 (anche perché Ji Chang Wook è troppo bono e solo lui vale 9,5).

Il problema è che, finito il drama potreste rischiare di ricordavi solo la bellezza dell’aspetto e delle scene e non la storia o quello che vi ha trasmesso. Inutile dire che un drama o un film solo bello esteriormente non centra il suo obiettivo.

Un applauso infinito va a Gigi, nome affetto dato da noi a Ji Chang-wook, che qui è nella sua comfort zone, in un personaggio in cui si rispecchia molto. Risplende, brilla, illumina la stanza (anche perché a volte lo truccano così chiaro e gli puntata così tanta luce addosso che davvero pare una lampada). A prescindere da effetti di luminescenza, Ji Chang-wook come Jae-won è simpatico, tenero, dolce e davvero adatto al prodotto. Kim Ji-won come Eun-oh è stata brava ma non ha brillato come Gigi, nessuno qui ha brillato come Gigi, nessuno può brillare come Gigi (va bene, la smettiamo).

Punti di debolezza:
Solo 17 episodi da 30 minuti a cui dobbiamo togliere una breve intro e brevi titoli di coda: gli sceneggiatori si sono messi d’impegno a farci sentire alcuni episodi e alcune parti come puri riempitivi? Ci vuole una certa capacità a inserire pezzi inutili in un drama così corto, così come non concludere decentemente alcuni archi narrativi proprio per inserire una storia casuale nell’ultima puntata. Proprio da trovare la dimora degli sceneggiatori e urlargli in faccia: “MA SIETE SERI?” Soprattutto nel mezzo lo spettacolo diventa molto noioso per poi riprendersi un po’ alla fine e sprofondare nel nulla nell’ultimo episodio. Così altalenante anche se di base pessimo: gli sceneggiatori sono davvero dei professionisti nel raccogliere il nostro disappunto.

A parte la coppia principale, tutto il resto è lasciato sottosviluppato, solo accennato, come un campioncino con un grammo di prodotto al suo interno. Restano personaggi secondari, sullo sfondo che non hanno un arco narrativo (o un finale sensato). Una coppia è insulsa, l’altra ha livello di tossicità infinita con uno zerbino e l’altra aggressiva e violenta senza motivo.

Un piccolo appunto voglio farlo sul personaggio di Rin-I e il suo rapporto con Kyeong-Jun (attenzione che qui ci arrabbiamo molto): Rin-i è una ragazza che ama il suo essere senza vincoli e non vuole adeguarsi a una società che la vuole produttiva, consumatore e adatta all’ambiente in cui si trova. Per questo motivo nonostante i suoi quasi 30 anni ha tanti lavori part-time ed è intenzionata a continuare con lavori part-time per tutta la sua vita, ama la sua vita frugale fatta di poche e minimi cose, magari recuperate dagli oggetti buttati e appositamente messi a nuovo. Fin qui, teoricamente, non c’è nulla di male, ma il modo in cui Rin-i attua questo suo stile di vita ha dei tratti psicologicamente preoccupanti e forse ai limiti del patologico, cosa che il drama non sottolinea come problematico.

Va bene essere frugali, ma avere solo 1 lenzuolo e quindi, quando lo lavi, dover puntualmente andare a dormire dalla tua amica perché devi aspettare che si asciughi all’aria (visto che non pui spendere soli per un’asciugatrice o un’ora di asciugatrice automatica) ha del preoccupante; sicuramente aggiustare con la colla il dente della forchetta che si è rotto è pericolosissimo, potenzialmente tossico e sicuramente rischioso per la vita di chi usa quella forchetta.

A una certa viene fuori che il fidanzato, annoiato dai commenti dei suoi parenti e dei suoi amici su cosa facesse lei, ha iniziato a mentire dicendo che stava studiando. Quando le lo scopre si arrabbia da morire, lui le spiega il motivo e le dice anche che il modo in cui sta vivendo non è sano, visto che ora è giovane e sicuramente ha la forza, ma a cinquanta anni chi mai la vorrà per fare lavori part-time e come potrà reggere il ritmo di 6 lavori diversi per guadagnare abbastanza? Discorsi logici che vengono fuori dalla bocca di chi ti ha amato da dieci anni e che ti è affianco e lo vede come sei e come ti comporti e che aggiusti le forchette con la colla, cavolo!

E lei che fa? Lo accusa di averle mentito come sua madre che, quando erano a Londra diceva a tutti che lei era sua nipote, dato che non accettava di avere una figlia. Non serve una laurea in scienze umanistiche per comprendere che le bugie sono sempre sbagliate, ma non sono tutte uguali. Tua madre che ti rifiuta davanti al mondo, non è uguale al tuo fidanzato che a parenti lontani dice che stai studiando perché gli dà fastidio lo sguardo di disapprovazione e pietà che hanno quando sentono che Rin-i lavora part-time, dato che non la conoscono e comprendono il suo stile di vita. Sicuramente Kyeong-Jun ha sbagliato nel mentire, ma non è la stessa cosa. E, inoltre, l’errore della menzogna non capovolge la situazione: Rin-i è immatura e non vuole prendersi le responsabilità nella sua vita, non vuole crescere e ha avuto la fortuna di trovare un fidanzato e amici che la supportano e l’aiutano, anche quando lei non lo sa. Il suo stile di vita non è sano e lei non riuscirà a farlo per sempre, è un dato di fatto, ma il drama fa passere Kyeong-Jun per il cattivone della situazione e noi sconvolte.

Chi ha sbagliato in questo drama? Semplice: gli sceneggiatori. La trama è debole e non riesce a catturare l’attenzione. Mentre gli scrittori cercano di dare al drama un aspetto moderno e giovanile, argomenti come le relazioni casuali, lo spirito libero e l’intimità fisica sono solo accennati ma mai approfonditi davvero creando un mappazzone inutile e superficiale.

Conclusioni:
Il prodotto è difficilmente consigliabile ma se avete amato ‘Tutte le volte che ho scritto ti amo’ e vi è piaciuto anche ‘The Kissing Booth’, ma i vostri veri guilty pleasure sono i reality show trash come ‘Dating Around’ e ‘The Circle’: sì, solo con queste premesse ‘Lovestruck in the City’ potrebbe interessarvi.

In generale, però, passate queste 8 ore e mezza della vostra vita con prodotto più profondi o divertenti e su questo sito trovate alcune perle che valgono davvero la pena.

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