Se la bellezza di Kim Soo Hyun, i vestiti stupendi indossati da Seo Yeji o il titolo bellissimo ‘It’s Okay to Not Be Okay’ non sono tre buoni motivi per vedere questo nuovo k-drama su Netflix, questa recensione vuole darvene altri di motivi per tuffarvi in questo viaggio nel lato crudele delle fiabe. Non preoccupatevi: zero spoiler!
Con atmosfere oscure e gotiche alla Tim Burton che si alternano ai ben noti e confortevoli toni pastello tipici dei drama coreani, ‘It’s Okay to Not Be Okay’ è una buona miscela, equilibrata e accattivante, di tanti generi e stili. Alla commedia romantica, con alcuni prevedibili cliché e dai toni sdolcinati, si alternano scene horror, thriller e un accenno di psicologia. Alla regia, spesso tipica dei K-drama, si uniscono location strepitose e l’utilizzo ottimo dell’animazione e dello stop motion (la produzione dello stop motion è durata 3 mesi e le riprese 10 settimane, tutto per 3 minuti di animazione).
“Una fiaba è una fantasia crudele che illustra la brutalità e la violenza di questo mondo in modo paradossale.” (Ko Moon‑young)
Di cosa parla questo drama?
Moon Kang-Tae (interpretato da Kim Soo-Hyun) lavora nel reparto psichiatrico e si occupa del fratello maggiore affetto di autismo. Ogni anni è costretto a scappare da quando sua madre è stata brutalmente uccisa da qualcosa di misterioso. La sua storia si incatena a quella della scrittrice di libri per bambini Ko Moon‑young (interpretata da Seo Ye-Ji), ragazza estremamente aggressiva, arrogante e maleducata con un disturbo antisociale di personalità, abituata ad avere sempre quello che vuole.
Piccole cose bellissime: Ogni episodio ha il titolo di una fiaba da cui questo prende ispirazione o riflette. Alcuni sono descritti come racconti per bambini scritti da Ko Mun-yeong (libri in realtà davvero in vendita), mentre altro derivano dalle fiabe europee e dal Folkore coreano. Ad esempio nell’episodio della “La bella e la bestia”, la storia viene presentata come sindrome di Stoccolma e quando uno dei pazienti, che ha sempre creduto nella versione romanticizzata del racconto, smentisce questa interpretazione, Mun-yeong sottolinea che la Bestia ha costretto la bella ad adattarsi a una vita in cui la sua scelta migliore era credere di essere innamorata, invece di affrontare la realtà.
Anche i racconti scritti da Moon‑young (in realtà sono scritti da altri e, ripetiamo, davvero in vendita) sono oscuri, sbalorditivi e raccontano storie molto importanti che i bambini nella società odierna devono imparare. Proprio la storia “Ragazzo che si è nutrito di incubi” è il centro focale del drama e viene più volte ripreso negli episodi: un ragazzo chiede a una strega di rimuovere i ricordi che gli facevano avere degli incubi, in cambio della sua anima. Tuttavia, nonostante riuscisse a dormire, il ragazzo diventa un uomo privo di felicità, questo perché, spiega la strega prima di ucciderlo, tutti i ricordi, anche quelli brutti, devono essere affrontali e superati, solo così si raggiunge la felicità, si potrà crescere e diventare adulti.
“Gli adulti non hanno sempre ragione. Facciamo errori fino al giorno della nostra morte. Non puoi salvare le persone solo perché sei un medico. Non sei Gesù. Va bene non stare bene.” (Kang Seon-dook)
Cosa affronta il drama? I temi trattati dal drama sono diversi: la storia d’amore, capace di cambiare e aiutare nella cura dell’anima, viene affiancata da temi legati a problemi mentali, accennati in modo non superficiali, fino ad arrivare a trattare di un altro tema, molto più sviscerato invece, che è il rapporto tra genitori e figli, soprattutto nelle mancanze ed errori dei primi. Se il lato psicologico qualche volta è apparso in altri drama, la narrativa sul rapporto genitoriale in questi termini è davvero una novità e, anche se sottovalutato, è una delle parti più belle, meglio riuscite e più interessanti del drama.
Il tema dei problemi psicologici è presente in molte puntate e permette approfondimenti interessanti, oltre a vedere la crescita di Moon Sang-Tae, ragazzo autistico dalla spiccata dote artistica, fin dall’inizio il drama mette dei paletti ben chiari con una scena molto forte: una coppia di genitori picchia, tira i capelli e offende Moon Sang-Tae, definendolo pazzo, per come si muoveva e come parlava e, fermati dalla protagonista, Moon‑young li ripaga con la stessa moneta, tirando loro i capelli perché la stavano infastidendo, chiedendogli se avevano una laurea in psicologia e chiamandoli ‘pazzi’ perché parlavano ‘a vanvera’, spiegandoci in pochi minuti quanto sia sbagliato qualcosa che facciamo fin troppo spesso, ossia definire qualcuno pazzo, fuori di testa, malato mentale senza alcuna competenza, come se fosse un’offesa. Sia ben chiaro il personaggio di Moon‑young non è presentato inizialmente come positivo: è una ragazza con un atteggiamento sbagliato, tendenzialmente aggressiva, impulsiva, violenta e insensibile rispetto al prossimo e alle sue difficoltà. Fin dall’inizio ci viene presentata come un personaggio sbagliato, con molti traumi ma che reagisce in modo spropositato ed errato, come quando a una minaccia risponde con un tentato omicidio. Secondo il profilo psicologico del suo personaggio, come spiega doepikapadukone su twitter (una psicanalista con licenza), più che affetta da un disturbo antisociale della personalità, sembra qualcuno traumatizzato per tutta la sua infanzia, abusato da entrambi i genitori, che ha cercato il suo modo di sopravvivere in un mondo che la giudicava un mostro. Qualcuno che, invece, soffre di ASPD sembra essere la misteriosa madre della protagonista.
“Per rendere felice qualcuno che mi circonda, devo prima essere felice io. L’egoismo non è necessariamente una cosa negativa.” (Nam Ju-ri)
Un tema altrettanto presente è quello del rapporto genitori-figli, sviscerato in molte sfaccettature, da quelle più positive (ma rare) a quelle dannose e crudeli dal quale si evince una semplice quanto dura verità, detta proprio dall’unica figura genitoriale positiva e buona del drama: i genitori non sono perfetti e fanno, spesso, moltissimi errori. Nella società coreana, la madre e il padre sono ancora, generalmente, figure da rispettare a priori, la cui opinione può modificare la vita dei propri figli, la persona da sposare, l’università da frequentare o l’esistenza da vivere. Nel drama ogni volta che sentiamo genitori pretendere determinati comportamenti dai figli solo perché loro li hanno messi al mondo, oppure criticare e abbandonare la loro prole perché non come loro vorrebbero, percepiamo l’errore e l’orrore di quelle parole, così come le ferite profonde e i traumi che hanno creato in coloro che sono stati costretti a subire quegli abusi. Molti dei casi dell’ospedale psichiatrico, come i due protagonisti, hanno avuto genitori che hanno sbagliato, volutamente o inconsapevolmente, e quei ragazzi stanno soffrendo per quegli errori. “Chi trascura e chiude un occhio sugli abusi è peggio dell’aggressore” questo è quello che dice Moon‑young in uno degli ultimi episodi, una puntata dove il tema genitoriale è cardine. Così come viene criticato il genitore che abusa direttamente, il drama non dimentica di sottolineare l’errore anche del genitore colpevole di non aver agito davanti a soprusi subiti dai figli e di come anche questo crei una ferita, a volte inguaribile.
“Il tuo corpo è onesto, quando hai dolore fisico, piangi, ma il cuore è un bugiardo, rimane tranquillo anche quando fa male.” (Moon Sang-Tae)
Davvero molto interessante: Qualcosa di davvero apprezzabile del drama, una rarità sia in Corea del Sud che in tutto il mondo, è l’inversione dei ruoli prestabiliti nella coppia principale. E’ la protagonista femminile Ko Moon‑young a essere quella ricca, quella in gamba, la donna di successo e colei che esprime apertamente il suo desiderio, anche sessuale, nei confronti della controparte maschile Moon Kang-Tae. Ko Moon‑young è una scrittrice dal talento immenso, una persona che ha reso ricchi chi lavorava intorno a lei (la casa editrice dove lavora ha iniziato con i suoi libri), molto attenta al suo aspetto fisico, si veste alla moda e indossa tacchi altissimi per se stessa e per raggiungere i suoi obiettivi. E’ qualcuno che sa quello che vuole e che lotta per averlo. In una specifica scena delle prime puntate, vediamo Moon-young entrare nello spogliatoio dell’ospedale psichiatrico mentre Kang-tae si sta cambiando ed è senza maglia. Già questo punto di vista è interessante: nel cinema e nelle serie tv, chi guarda è chi ha il potere (motivo per cui spesso è la donna a essere oggetta di sguardi e del desiderio di un uomo) e qui è lei che guarda lui e, successivamente lo tocca con desiderio carnale, fino a quando Kang-tae non la sbatte fuori.
Questa scena nella specifico è stata giudicata inopportuna e troppo vicina a molestie sessuali: ma è davvero così? Sulla carta, una donna che entra nel posto di lavoro di soppiatto e tocca il corpo di un uomo senza il suo consenso, può essere considerata una scena inappropriata ma, vedendo il video e i primi tre episodi, la sensazione è completamente diversa. Come già detto prima, Ko Moon‑young ci viene presentata fin dall’inizio come un personaggio che agisce in modo sbagliato, è egoista, è impulsiva, non considera gli altri, ha delle reazioni esagerate e inopportune (guida come una pazza in mezzo alla città in pieno giorno, butta all’aria segnali stradali e parcheggia in orizzontale su due spazi riservati al CEO della sua casa editrice, ad esempio) e, inoltre, la scena è presentata in modo da sottolineare che anche questa volta la protagonista sta esagerando e che quello che sta facendo non è una cosa giusta, motivo per cui viene spinta fuori e cacciata in malo modo. Evitare le scene problematiche per non urtare sensibilità è difficile e molto limitate, presentare degli argomenti facendo capire allo spettatore che quell’atteggiamento è sbagliato è qualcosa giusto da fare ed è, a nostro avviso, un punto forte di questo drama.
Comunque la storia della Cenerentola al contrario, continua fino a una simpatica rappresentazione raramente vista in questo modo ma che risulta essere rinfrescante e molto piacevole da guardare: lei, ricca, compra a lui, suo amante, dei vestiti di marca con un bigliettino del posto dell’incontro. Lo vediamo titubante leggere quel bigliettino prima di vestirsi e trasformarsi in un principe delle favole e andare dalla sua principessa che lo guarda avvicinarsi senza mai abbassare lo sguardo. In generale è quasi sempre Moon-young colei che cerca, desidera e muove l’azione nella sua storia con Kang-tae.
Punti di forza: Oltre le location strepitose e la regia, spesso, davvero interessante, il punto forte di questo drama sono sicuramente i personaggi. Sono stati tutti bravissimi nelle interpretazioni e la storia è ricca di ruoli incredibili: dai protagonisti alle comparse, nulla è lasciato a caso e ogni persona ha una sua spiegazione e anche un approfondimento, senza cadere mai nel banale e prevedibile. Menzione d’onore vanno ai protagonisti, bravissimi e davvero interessanti come personaggi, pieni di sfaccettature, ma anche al fratello acustico Moon Sang-Tae, interpretato da un incredibile Oh Jungse, che davvero vi stupirà.
Punti di debolezza: Alcune parti della trama, per rientrare nei soliti clichè coreani, cadono in cose prevedibili. Il problema non è che siano stereotipi, ma che potevano essere evitati dato che non aggiungono moltissimo alla trama e storia in generale: per quanto sia interessante l’idea di due persone predestinate che si conoscono da sempre, non sarebbe stato difficile modificare la storia e farli conoscere in età adulta (il motivo per cui si erano affascinati da piccoli è lo stesso che li rende nuovamente curiosi l’uno dell’altro da grandi); allo stesso modo il colpo di scena finale (l’omicidio avvenuto) era facilmente intuibile fin dall’inizio (interessante vedere come ci arrivano però) e, in fondo, crea delle scene per mezza puntata, al massimo una puntata intera.
Conclusione: ‘It’s Okay To Not Be Okay’ è un prodotto assolutamente consigliato e da consigliare (con le giuste premesse) anche a chi non è molto appassionato di drama coreani. Ha molti punti di forza e conquista lo spettatore fin dal primo episodio accompagnandolo in una oscura e inquietante fiaba fino alla fine, ricordandoci che va bene non stare bene, va bene non essere perfetti, va bene fermarsi e ritrovare se stessi ma non va mai bene scappare dai propri incubi e traumi perché “bisogna affrontare i propri traumi per superarli”.
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