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#CiaoWeen L’oscuro passato dei Turbo: picchiati, derubati e maltrattati per oltre 5 anni

Il giorno di Halloween è dedicato alla celebrazione del momento di passaggio, del mondo dell’aldilà e da sempre è caratterizzata da film horror, travestimenti assurdi e storie inquietanti da raccontarsi al buoio, preferibilmente.

Quest’anno, per celebrare questa festività, vogliamo raccontarvi storie inquietanti, tristi ma, purtroppo, totalmente vere per ricordarci che a volte i protagonisti dei nostri incubi non sono mostri malvagi, ma altri esseri umani.

Può sembrare, purtroppo, l’ennesima storia di molestie e percosse all’interno di un’agenzia coreana, ma la storia sei Turbo ha qualcosa di più crudele, per il tempo che è durata, per le modalità delle violenze e per la giustizia che non è riuscita a punire i veri colpevoli, creando un racconto pieno di amarezza.

I Turbo erano un gruppo sudcoreano orientato alla danza, molto popolare tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Sono diventati una delle più grandi star dell’industria dell’intrattenimento coreano durante il loro periodo attivo tra il 1995 e il 2001 e hanno venduto milioni di album e dischi in tutta l’Asia, eppure non è tutto oro quello che luccica e quello che hanno dovuto sopportare è inumano.

Il successo dei Turbo è quasi immediato anche perché i due membri originari era già noti come DJ e come cantante di una band del liceo, al tempo i ragazzi erano giovanissimi e avevano solo 19 anni. Il loro primo album, quindi, pubblicato nell’agosto 1995 ha venduto oltre 300.000 copie entro dicembre dello stesso anno. Appena un anno dopo il loro debutto, i Turbo tornarono con il loro secondo album che vende ben 800.000 copie nei primi due mesi.

I Turbo erano un gruppo molto popolare con una serie di canzoni di successo, super oberato di lavoro. In genere avevano 10 concerti al giorno, 17 esibizioni quando erano molto occupati, e dovevano salire su un aereo per viaggiare tra questi concerti anche 5 volte al giorno. Durante i comeback, c’erano sempre foto di Kim Jongkook e Kim Jungnam che entravano e uscivano dall’ospedale almeno 3 volte al mese (gli artisti più ricoverati in quel momento).

Ma durante le promozioni del secondo album, verso agosto del 1996, si scoprì che tutti i soldi del loro sangue e del loro sudore erano andati al CEO della loro agenzia, che aveva anche usato la violenza più volte nei loro confronti. I manager dell’agenzia erano dei criminali e sembra che abbiano costretto i Turbo a esibirsi in discoteche inappropriate, oltre che (è un fatto certificato dalle indagini della polizia) derubarli dei loro guadagni (le loro percentuali) con la violenza.

Secondo alcune voci Kim Jongkook ha iniziato ad allenersi moltissimo, fino ad arrivare al fisico attuale, perché voleva difendersi da solo da coloro che lo picchiavano tutto il tempo.

Kim Jungnam, colui che più ha parlato dei giorni degli abusi, ha raccontato che quando erano fortunati veniva picchiati “solo” con una sedia e un posacenere. Kim Jongkook veniva spesso legato nel seminterrato e picchiato per molto tempo, se si lamentava o non si allenava abbastanza. In un episodio, è stato quasi picchiato a morte per aver ordinato un altro piatto nel menù durante una cena con i ballerini dei Turbo.

Una volta, sempre nell’autunno del 1996, i due membri scapparono invece di partecipare a un evento. L’agenzia li ha minacciati e ha manipolato i media in modo da diffondere la notizia della bravata dei due ragazzi in modo negativo per loro, per screditarli all’opinione pubblica e farli apparire come sfaticati e cattivi.

Kim Jongkook, al tempo a una domanda diretta su questa fuga, sembrava impaurito nel dare una risposta onesta e disse genericamente: “C’è un uomo che controlla tutto dietro le quinte. Una persona con potere può manipolare i media per trasformare una singola persona in un completo idiota. Ero deluso, dopo essere stato così esausto da questo settore. Ogni volta che qualcuno si avvicinava con una faccia sorridente, mi insospettivo e mettevo in dubbio il suo intento segreto ma poi… ho deciso che non importa quanto questo mondo mi inganni e giochi con me, ‘Andrà tutto bene se rimango in piedi!’ Questo era il mio motto e ho lasciato che [le persone dell’agenzia] mi trascinassero in luoghi oscuri”.

Questa risposta ha fatto suonare diversi campanelli d’allarme e la polizia ha avviato un’indagine nel 1996. Il CEO si è nascosto al pubblico (e di fatto non è mai stato punito dalla legge) e solo il rappresentante dell’agenzia e due manager sono stati arrestati per violenze, minacce e furto milioni di profitti spettanti ai Turbo.

L’indagine si è conclusa in modo piuttosto disordinato, con Kim Jongkook che è rimasto nei Turbo e Kim Jungnam, esausto, che ha deciso di lasciare il gruppo e il settore nel 1997. Nel periodo delle indagini, Kim Jongkook ha sviluppato un disturbo d’ansia sociale e non ha lasciato la sua casa per circa un anno. L’agenzia (riorganizzata dopo che alcuni personaggi autori delle violenze erano finiti in carcere) in seguito lo ha contattato, ha cercato di modificare le cose e Kim Jongkook è tornato nei Turbo, probabilmente con la promessa di un trattamento diverso. Il contratto che univa Kim Jongkook all’agenzia non era ancora scaduto e se lui voleva continuare a lavorare nel mondo dello spettacolo, doveva rispettarlo.

L’agenzia ha tenuto un’audizione per scegliere un nuovo membro in sostituzione di Kim Jungnam e alla fine è stato selezinato Mikey a metà 1997, fortemente voluto da Kim Jongkook, anche contro il parere dell’attuale CEO.

Tra e tante cose negative che l’agenzia ha fatto per tutta la durata del suo contratto coi Turbo c’è, ovviamente, il maltrattamento anche psicologico dei membri: il motivo per cui Kim Jongkook indossava occhiali da sole per la maggior parte delle sue promozioni era perché l’agenzia continuava a ripetergli che era brutto e che, se avesse osato toglierli, avrebbero sciolto il gruppo. Altro caso diventanto noto riguarda le riprese dell’M/V per “Tonight” in America: l’agenzia ha usato l’auto di Mikey, senza il suo permesso, per una scena di riparazione dell’auto e l’ha gravemente danneggiata. L’agenzia non ha pagato i danni, anche se era una sua responsabilità, e fu Kim Jongkook a farsi avanti per acquistare una nuova auto a Mikey, che al tempo, avendo iniziato da poco, non aveva quasi nulla.

Infatti, l’agenzia ha anche indotto Mikey a firmare un contratto iniquo e, quando i Turbo si sono sciolti nel 2001, Mikey ha dovuto ricevere 6 mesi di trattamento per una grave depressione, dopo aver tentato il suicidio. Infatti anche se i più violenti erano stati allontanati, determinati comportamenti all’interno dell’agenzia continuavano a essere portati avanti, questo perhé il CEO era ancora più attivo che mai.

Quando finalmente il contratto di Kim Jongkook nel 2001 finisce, il ragazzo ovviamente non ha intenzione di rinnovarlo ma vuole avviare una carriera da solista. La ricerca di un compositore fu impossibile perché tutti erano stati minacciati dal capo della sua ex agenzia. Disperato, Jongkook ha chiamato l’ex capo dell’agenzia, implorandolo di farlo lavorare. L’ex CEO non ha fatto finire di parlare e, pesando di aver chiuso la chiamata, Kim Jongkook lo sente dire: “Ucciderò sicuramente questo ragazzo”.

Kim Jongkook alla fine è riuscito a produrre il suo primo album da solista, ma la sua ex agenzia ha bloccato le sue attività promozionale, quindi è stato un flop. Dopo una pausa di 2 anni, è uscito con un secondo album, senza un’agenzia o un MV, e anche la title track non riesce a ottenere successo. All’improvviso, però, un brano secondario del secondo album diventa causalmente popolare, riportandolo alla ribalta: “One Man”.

Anni dopo che Kim Jongkook aveva ricreato una carriera da solista di grande successo, nel 2010, l’ex CEO dell’agenzia gli ha chiesto spudoratamente di recitare per uno dei loro artisti esordienti. Quando Kim Jongkook ha rifiutato educatamente perché aveva altri impegni, l’uomo ha avuto anche il coraggio di offenderlo e farlo sentire in colpa dicendo: “Come hai potuto farmi questo?”, chiamandolo ingrato.

Tutto ciò che sappiamo è, però, derivante da racconti di terze persone perché Kim Jongkook è sempre rimasto molto generico, quasi cauto e spaventato, e si è limitato a raccontare fatti molto striminziti, senza scendere nei dettagli.

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PR

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