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Il "Pegasus Market", un market degno di Willy Wonka, è spassosissimo e non convenzionale: da vedere!

Il “Pegasus Market”, un market degno di Willy Wonka, è spassosissimo e non convenzionale: da vedere!

| On 22, Mag 2021

‘Pegasus Market (Cheap Cheonlima Mart)’ è una serie tv coreana di soli 12 episodi basato su un webtoon con lo stesso nome ed è uno dei drama più stravaganti, surreali, bizzarri, assurdi e anti stress che abbia mai visto. Ovviamente da guardare assolutamente, soprattutto dopo una lunga giornata di studio o di lavoro.

Questo drama è pieno di scene fantastiche, magiche e folli, con questo supermercato che diventava quasi una fabbrica di Willy Wonka, piena di strane sorprese. Abbiamo momenti molto esagerati, altri un po’ idioti, scene davvero epiche e canzoncine da jingle pubblicitari anni ’90, ma comunque il drama è un viaggio molto divertente, ma anche commovente ed emozionante.

‘Pegasus Market’ è una commedia ben fatta ed è un pacchetto completo: incredibile tempismo comico, ottimo cast e, ciliegina sulla torta, ha un messaggio da trasmettere. Cosa state aspettando?

Di cosa parla?
Il drama inizia con un riunione in una grandissima azienda coreana, la Daema Group, dove il Presidente sembra entusiasta di quello che, per lui, è il prodotto dell’anno: una cera che fa crescere i peli/capelli sulle automobili. Solo una persona si alza per dirgli che è una stupidaggine, il suo braccio destro Bok Dong, subito distrutto da un’amara verità comunicata da uno stranito segretario: gli acerrimi nemici della Daema Group hanno già rilasciato quella cera che sta avendo un successo incredibile.
Bok Dong, palesemente incastrato dai suoi colleghi, è stata scaricato nel supermercato Cheonlima/Pegasus Market, un negozio fatiscente dove vengono mandate le persone per obbligarle a dimettersi.
Il supermercato, in pessime condizioni e con pochissimo staff, è gestito dal manager Seok Gu, una persona tanto preparata quanto ingenua che cerca di salvare quel posto con tutte le sue forze e si trova a contrarsi con il nuovo direttore Bok Dong che, con le sue assurde scelte, sembra intenzionato a distruggere il supermercato per vendicarsi del Gruppo Daema. Chi vincerà?

Piccole cose bellissime:
Il drama, nonostante sia un prodotto del 2019, ha un aspetto molto antico, evocando una certa nostalgia e immergendo lo spettatore negli anni ’80 o ’90. Inserisce oggetti di scena casalinghi, semplici e confortevoli in un ambiente di un supermercato, una scelta tanto folle quanto stupenda. Il Pegasus Market è un posto incredibile, a partire dalla scenografia. Lo spettacolo, in alcune scene, ricorda anche una produzione teatrale con alcuni elementi dei musical e la recitazione esagerata e sensazionalistica degli attori.

Altro punto di forza è la regia, molto interessante e quasi old-style, così come montaggio, molto rapido e mai noioso. Ha un ottimo ritmo, è super divertente, il senso comico rientra nell’assurdo ma, nonostante tutto è ben studiato. Ogni episodio ha un grande equilibrio, alternando una commedia spensierata a momenti molto commuoventi, spesso anche nella stessa puntata. Si ride, molto, ma una risata ragionata e mai banale.

Non posso sottolineare abbastanza come la scrittura di battute, situazioni e stravaganze di ogni episodio sia fantastica, come trasformino ogni evento ridicolo in qualcosa di funzionante per il mercato e, allo stesso tempo, pregna di significato. C’è una palese ironia su molti elementi della cultura pop, sia canzoni che drama o film noti, che creano momenti di immensa comicità. Questi riferimenti sono strettamente collegati alla Corea del Sud e chi, quindi, non segue drama e film coreani potrebbe avere delle difficoltà a coglierle.

Cosa affronta il drama?
Riderete tanto, canterete con la tribù Bbaya e, nel frattempo, ragionerete sui messaggi profondi che la storia vi presenta a ogni episodio. Il drama è pieno di spessore e coinvolge a livello personale ed emotivo.

Il drama è reale, pieno di conversazioni che chiunque potrebbe fare nella propria vita e, soprattutto, ricco di messaggi sulla vita che sono come un colpo allo stomaco.

I messaggi che ho più apprezzato sono quelli legati all’ambito lavorativo: i dipendenti sono i re, o che a tutti deve essere data una possibilità indipendentemente dall’età, dal grado, dalla nazionalità.

Ma cosa vuol dire che i dipendenti sono re e non i clienti? La spiegazione arriva quando un cliente si è lamentato del prezzo elevato e ha ricevuto una risposta agghiacciante quanto vera: se vuole comprarne qualcosa di economico, non deve andare al Pegasus Market. Prezzi bassi porta salari bassi, dipendenti sfruttati e, in quel caso, chi se ne prenderebbe la responsabilità? Inutile spiegare questo passaggio e quanto questo approccio sia intelligente e molto umano, purtroppo poco usato dalle aziende, soprattutto le multinazionali.

‘Pegasus Market’ può essere anche considerata una storia motivazionale dove i personaggi, soprattutto quelli secondari, trovano finalmente il loro posto nel mondo, la propria autostima, nel momento in cui qualcuno gli dà la giusta opportunità: nessuno si salva da solo e dobbiamo aiutare chi ne ha bisogno, fidandoci e provandoci, senza secondi fini ma semplicemente perché è giusto. Tutti coloro che lavorano nel supermercato sono dei falliti che alla fine ce la fanno grazie a Bok-dong. Lui li ha assunti incondizionatamente, nonostante la loro inadeguatezza nella loro esperienza, e ha persino dato loro gli stessi vantaggi del personale a tempo indeterminato.

All’inizio il manager Seok-goo giudica i tre nuovi assunti dei ‘nessuno’, delle persone ‘incompetenti’ e Bokdong chiede, con il suo solito volto stoico, di definire un piano per gestirli al meglio perché Seokgoo con le sue competenze è la chiave del progetto. Il problema umano ed etico qui è profondo e spiegato alla perfezione: dal punto di vista di Seok-goo è degradante per lui vedere persone senza competenze essere assunti così facilmente. Per lui che ha studiato come un pazzo e ha sprecato tutta la sua adolescenza sui libri per entrare e frequentare l’università migliore ed essere assunto nella società. Inoltre quelle assunzioni di persone incompetenti porterà lui a lavorare 4 volte di più perché come manager sarà costretto a spiegare tutto a qualcuno che non sa nulla. Allo stesso modo quelle persone assunte, dall’altra parte, sono i perdenti della società, quelli che nessuno vuole e a cui nessuno ha mai dato una possibilità. Tra di loro potrebbero esserci persone con delle propensioni naturali per il commercio, che potrebbero risultare anche migliori e più efficienti dei laureati, ma come possono dimostrarlo senza che nessuno gli da una possibilità?

Questi argomenti nell’ambito lavorativo ma anche umano, si intrecciano a problematiche personali, al dramma della solitudine, ai danni che fanno delle aspettative troppo alte di genitori/parenti, al riciclaggio del denaro sporco e al ruolo dei manager in questo, ai compromessi lavorativi e, in generale, alla difficoltà di noi umani di trovare la nostra strada nelle vita.

Davvero interessante:
Molto divertenti, innovativi e molto freschi sono gli episodi speciali, come quello per Halloween o Natale. L’episodio di Halloween è tra i migliori poiché è emerso dallo stereotipo secondo cui vestirsi per Halloween bisogna indossare abiti di creature e fantasmi della cultura occidentale. Mi piace il modo in cui i personaggi si travestono da creature mitiche e fantasmi coreani, come Dokkaebi, Gumiho e persino Inmyeonjo (creatura mitica con il corpo di un uccello e la testa di un umano) ma prendono anche in giro molti altri drama come Goblin e Hotel del Luna.

Allo stesso modo anche l’OST è una chicca incredibile: la colonna sonora è organizzata come le sigle di un anime e si adatta perfettamente al linguaggio e tono del drama.

Punti di forza:
La forza è, comunque, nella comicità spumeggiante, scorretta e spesso casuale, portata avanti da attori di grande bravura. Kim Byung-chul, con il suo comportamento stoico, propone ogni sorta di idee stravaganti, ballando “Flashdance” in calzamaglia o indossando un fiore intorno al viso. La performance di Lee Dong-hwi come manager innocente e dall’aspetto derp ha aggiunto entusiasmo al drama. La recitazione è di gran qualità e tutti gli attori sono divertenti e hanno fatto un lavoro encomiabile.

Bok Dong è un geniale uomo d’affari che, sebbene sembri calmo al riguardo, in realtà sta tremando per la voglia di vendetta. Il suo personaggio è forse tra i più complessi, almeno a primo impatto, e lo si capisce solo alla fine del drama in un arco narrativo davvero interessante. Kim Byung Chul, invece, ha un ruolo diverso e più comico, quello dello sciocco Seok Gu che però vuole avere successo. Anche questo personaggio non è assolutamente piatto e ha mille sfaccettature che usciranno fuori episodio per episodio.

Stupendi nel drama sono anche tutti i personaggi di contorno e quello che rappresentano:
La tribù Bayya, che quando parlano usano sempre l’affisso ‘ddu’, cercano di trovare soldi per tornare nella loro città natale, lontana dalla Corea. La tribu Bbaya porta con sé interessanti riflessioni all’interno del drama: per quanto siano il centro di molte scene comiche, rappresentano l’oppressione della società al diverso e lo sfruttamento del capitalismo. Spieghiamoci: la tribù è costretta a vivere ai margini della società perché non è accettata e trova la sua speranza nel supermercato, dove svolge l’unica attività possibile per loro che non hanno competenze, accettata anche da quegli esterni che li hanno sempre esclusi: diventare dei carrelli umani. Inutile dire che i carelli della spesa qui rappresentano il capitalismo, una società che ci vuole produttivi e pronti a spendere quei soldi in oggetti per riempire i nostri carrelli. Vedere degli essere umani diventare dei carrelli è tanto divertente quanto destabilizzante. La tribù, in generale, è politicamente scorretta, è una satira pesantissima a tutta una retorica statunitense con un palese riferimento a tribù indigene, sia americane che asiatiche, ovviamente, maltrattate da secoli.
– Jo Min-dal (interpretato da Kim Ho-young) è una cantante rock sfortunato e padre senza reddito di un giovane bimbo che, minacciato di essere cacciato di casa, riesce a farsi assumere al Pegasus Market. A prescindere dalle capacità canore, che vedrete nel drama, egli rappresenta la gioventù che non riesce a introdursi nel mondo lavorativo, che funziona per compartimenti. Un uomo o una donna che non rientrano in certi canoni estetici o che non hanno un determinato backgroud (lavorativo e di studio) avranno enormi difficoltà a lavorare e questo, purtroppo, è qualcosa che sappiamo benissimo.
– Oh In-bae (interpretato da Kang Hok-sung ) è un ex-gangster pentito che nel supermercato si occuperà del servizio clienti comportandosi da ‘Re’, con tutte le implicazioni che questo poterà con sé. Il ruolo che svolge nel drama è geniale e ne abbiamo parlato nella sezione temi, ma il suo personaggio è, a prescindere, interessante in quanto rappresenta la seconda possibilità che tutti meritano. Da giovane puoi commettere degli errori, prendere la strada sbagliata, ma non sei gli errori che fai, puoi chiedere scusa e cambiare, ma questo è possibile solo se trovi qualcuno disposto a fidarsi e a dartela quella seconda possibilità.
– Choi Il-nam (interpretato da Jung Mi-sung ) è un tassista / autista a chiamata, nonché un capofamiglia; è stato vittima di licenziamenti durante la crisi finanziaria nel 1997 e vive di stenti mentre cerca di sostenere la famiglia, subendo qualsiasi abuso dai clienti. La sua vita sembra cambiare quando viene assunto da Pegasus Market. Ciò che rappresenta, anche qui, è la difficoltà di un mondo capitalista che vomita via coloro che non sono più utili, a prescindere dall’età e che non vuole più lavoratori di una certa età, considerati ‘incapaci’, ‘vecchi’, ‘superati’ o semplicemente ‘fastidiosi’.
Il nipote del CEO Kim Gab e il Manager Moon sono gli antagonisti nella loro follia e comicità intrinseca. Non aspettatevi cattivi da odiare perché questi due sono, semplicemente, persone ambizione disposte a schiacciare gli altri per brillare. Purtroppo sono personaggi reali, tanto cattivi quanto simpatici e ironici e, spesso, stupidi. All’inizio li odi trovandoli ridicoli, alla fine li capirai un po’ di più.
Il CEO Kim Dae-Ma forse è il vero nascosto antagonista non tanto per il suo personaggio ma per quello che rappresenta e quello che fa: lui è il capitalismo feroce e aggressivo, quello che butta via con indifferenza chi non è più utile, lasciando che siano gli altri, i suoi sottoposti, a firmare le condanne dei futuri disoccupati, lasciando che siano gli ormai inutili a dare le dimissione quando sono costretti a fare lavori umilianti.

Punti di debolezza:
Credo si percepisca l’immenso amore che ho per questo drama e come ognuna delle dodici puntate mi sia piaciuta da morire con dei colpi di scena imprevedibili e un ritmo sempre serrato. Questo rende il drama esente da ogni difetto? Ovviamente no.

Il tono del drama è molto comico e molto particolare e qui sta la sua forza e la sua più grande debolezza. Se non amate le satire comiche a tratti demenziali, saltate ‘Pegasus Market’ che fa dell’assurdo la normalità.

Anche soli 12 episodi rendono frettolose alcune storie e superficiali alcuni personaggi, ma questo è ovviamente il prodotto di episodi corti e pochi in numero. Diciamo che con quello che avevano, hanno fatto un ottimo lavoro, ma 4 episodi in più avrebbero reso più chiari alcuni passaggi e personaggi.

Conclusione:
Se stai cercando qualcosa di diverso, divertente e profondo allo stesso tempo, ‘Pegasus Market’ è la scelta giusta! Proprio come la vita non è prevedibile, allo stesso modo questa commedia drammatica, piena di emozioni ampie e diverse, sa essere sorpresa, triste ed empatica e, naturalmente, sa far ridere.

Vi incoraggiamo davvero a guardare questo dramma che può sembrare stravagante eppure riscalda molto il cuore e che probabilmente libera dallo stress dopo una giornata di duro lavoro.

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