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Quella sagra della porchetta di ‘Queen of Tears’ ha più di un problema

Che titolo assurdo per il drama dell’anno (non ho ancora capito perché chiamarlo così, se qualcuno di voi lo sa, DITEMELO VI PREGO): ‘La regina delle lacrime’ o ‘Queen of Tears’ è il nuovo drama più visto in assoluto per l’emittente tvN (con il rating del 24.85% ha superato ‘Crash Lading on You’ e il suo 21.68%), il drama che da quando è uscito è sempre stato in cima alla classifica della serie TV e del cast che hanno generato più buzz e chiacchiericcio nel web, un successo prevedibile (considerando i protagonisti) ma non scontato per un drama, che è partito con un rating del 5.8%, è stato un crescendo settimana dopo settimana.

‘Queen of Tears’ è stato un successo e ha ricevuto molto amore.
Eppure ‘Queen of Tears’ si sta beccando anche tantissime critiche nelle ultime settimane.

Com’è questo ‘Queen of Tears’?
A me è piaciuto? Basta leggere il titolo per capirlo: GENIO CHE SONO
Ma allora perchè non mi è piaciuto?
E’ perché hanno tradito le premesse che mi avevano fatto gridare come una ragazzina in pieno scombussolamento ormonale?

Bah, anche qui avete un commento angosciato e triste perché l’inizio mi era piaciuto, assai, e alla fine voglio solo trovarmi di faccia gli sceneggiatori e urlargli: PERCHEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE’

Di cosa parla questo drama?
Baek Hyun-Woo lavora come direttore legale per il conglomerato Queens Group, proveniente dal villaggio natale di Yongdu-ri e da una famiglia modesta, ha coronato un matrimonio da sogno, come nelle favole, con Hong Hae-In, figlia della famiglia ricchissima che possiede e gestisce il Queens Group.

Nulla è come sembra e dietro la loro vita matrimoniale felice scritta sui tabloid, i due si sopportano a malapena e Hyunwoo è decido a divorziare, fino a che scopre che la moglie, malata di tumore, ha pochissimi mesi a disposizione…

Piccole cose (forse non) bellissime:
Il ritmo di ‘Queen of Tears’ è stato altalenante e tortuoso, un inizio spumeggiate che cade rovinosamente a causa di una sovrabbondanza di scene ripetitive e una mancanza di avanzamento significativo della trama, che resta stagnate per periodi lunghi che ammorbano qualsiasi cosa. Ciò ha fatto diventare la visione del drama, da circa la metà, più un obbligo ‘per vedere come finisce’ e non più una esperienza coinvolgente come lo era stato all’inizio.
Tutto arranca a causa di molteplici prevedibili cliché familiari.

Uno dei problemi principali del drama è la mancanza di originalità nella narrazione. Sebbene la premessa iniziale possa sembrare promettente, la trama diventa a una certa molto prevedibile.

Questo è un problema? Teoricamente no, però se a una trama stereotipata, aggiunti personaggi che prendono decisioni irrealistiche e artificiose per portare avanti la storia, ti scendono le palle al suolo e si fracassano in mille miliardi di pezzi PORCA VACCA, per usare un’impressione tipica degli impressionisti francesi.

Non c’è nulla di male nell’affidarsi a cliché, ma ciò non vuol dire che devi utilizzarli in modo vecchio e senza brio, come viene fatto a una certa qui.
Sarebbe stato molto utile concentrarsi sulla profondità dei personaggi, creando singoli riconoscibili e con personalità, retroscena e motivazioni uniche.

Quindi, vi piacerà ‘Queen Of Tears’?
Sarete uno dei tanti che lo sta odiando da morire?
Dipende molto dall’approccio e dalle aspettative.

Le mie erano bassissime, perché tendo a odiare i prodotti melodrammatici, con ambientazioni familiari e giochi di poteri. Alla fine spesso li vedo e mi ritrovo anche molto coinvolta, però tendo a non preferirli.

Inizio ‘Queen Of Tears’ perché tutti ne parlano e perché Kim Soo Hyun è sempre un buon motivo per qualsiasi cosa. Come sempre la profondità è al centro delle mie scelte e decisioni! Ma lo inizio con aspettative sotto terra, bassissime, ed è l’unico approccio che vi consiglio.

I primi otto episodi sono interessanti, sempre pieni di cliché, ma con un incipit che aveva del nuovo:
– il riccone di turno stavolta è lei;
– il cenerentolo che si ritrova in un mondo che non capisce e che deve essere ‘salvato’ dal principe del cavall-ehm sull’elicottero bianco è lui;
– il maltrattato nella famiglia dei ricconi è lui;
– quelli chiusi in cucina a preparare la cena/festa sono tutti mariti-uomini;
– quello che smatta, parlando da solo e ubriacandosi mentre cerca una soluzione è lui;
– anche la scoperta della malattia terminale di lei… genera situazioni ironiche e comiche per come reagisce lui.

I primi episodi, per questi spunti leggermente diversi in una struttura che però è già nota, rendeva il tutto interessante altalenando attimi di pathos, di difficoltà, di melodramma, di giochi di potere a momenti ironici o anche proprio comici. Fino all’episodio 8 circa sono stata proprio intrattenuta.

Dal 9 al 16 caliamo verso i tropi del makjang, la pesantezza che vi potete immaginare, intrighi su problemi su assurdità, la storia riguardante l’azienda Queen Group che francamente non me ne fotte manco per lo ca**o (siamo costretti con la forza e la violenza a sentire minuti interminabili di assemblee di direttori e amministrazione MA CHE CE NE FOOOOOOOOOOOOOOTT’), tentati omicidi, omicidi veri, omicidi pensati, omicidi da fare, auto che esplodono e scene inutili.

Gli ultimi due episodi sono stati definiti da un utente come ‘una fanfiction scritta da uno studente delle medie ispirandosi a una soap opera indiana’ e io non riesco davvero a dargli torto (per quanto questa frase è davvero molto crudele HAHAHAHAHAH).

Giusto per chiarire, ABBONDIAMO: a me i primi episodi sono piaciuti molto e proprio l’eccitazione iniziale mi ha fatto volare al dodicesimo episodio con una certa ansia di vedere e scoprire come sarebbe andata avanti la loro storia. Più vai avanti, più più non puoi fingere di non vedere i problemi.

Quel Baek Hyun-Woo così cinisco che reagisce come vedrete alla notizia della prossima morte della moglie, per me è stato esilarante e davvero qualcosa che poteva essere sfruttato meglio.
Mi rode assai che abbiano gestito tutto così, sinceramente.

Cosa affronta il drama?
I temi dell’amore, della famiglia, della lealtà e del potere del dramma non sono stati esplorati in modo decente o stimolante. Invece, sono stati presentati in modo semplicistico e superficiale, senza alcuna reale profondità o complessità.

La famiglia e la loro casa svolge da teatro per questo gioco di relazione e di potere e, analizzandolo a posteriori, è forse la cosa più interessante. Ogni personaggio è collocato con precisione all’interno del mosaico della ricca famiglia di imprenditori.

L’ambientazione familiare, una complessa rete di relazioni e alleanze, è sapientemente realizzata per rivelare l’intricato dinamiche in gioco. Dalle astute macchinazioni della regina vedova ai teneri momenti di amore familiare, l’ambientazione familiare non è solo una collocazione, ma un’entità viva e pulsante che modella il destino dei nostri personaggi.

Davvero molto interessante e altro:

Il design di ogni personaggio è unico e dettagliato, studiando bene vestiti, auto, stile di vita ecc. La cinematografia è tecnicamente competente, con alcune inquadrature molto belle, comunque anche quella si piega a un’apparenza e una superficialità che la fa cadere nel banale e nell’irrazionale.

Infatti, capisco voler dare un’immagine bella, ma che una persona dopo un intervento alla testa (non quella che pensate voi) si svegli nel letto d’ospedale con la piega ai capelli appena fatta, non ci crede nessuno.

-Punti su… qualcosa:
L’alchimia tra i protagonisti c’è eppure la forte intesa tra gli attori, per quanto fondamentale, non è l’unico fattore importante in un drama.

Anche perché, purtroppo, per quanto l’alchimia ci sia, il drama cerca di raccontare più che mostrare. Ci dicono che queste persone si amano, ma non ti fa mai capire davvero la loro storia d’amore tormentata e complessa. Ce lo dicono che è difficile tra loro, ma non vanno mai davvero a fondo nelle loro personalità e nei loro problemi di coppia. Infatti quella cosa bruttissima che è successo alla coppia, ne parlano solo qualche minuti, la riprendono altre 2 volte e poi stop, il problema sembra non esserci più.

Passiamo da un uomo che gioisce nel sapere che la moglie ha una malattia terminale (capita all’episodio 1, no spoiler), a un rinnovato amore tra i due (è una storia romantica, capite che non è spoiler questo) senza una vera spiegazione (se non quelle superficiali che puoi intendere dalle 4 cose che dicono).

Cioè non è normale, lo capiamo vero?

Lo sviluppo del personaggio in Queen of Tears è insufficiente, con i personaggi principali che sembrano più archetipi.

Fare affidamento esclusivamente sulla sua performance degli attori senza una storia adeguata e lo sviluppo del personaggio potrebbe non sempre produrre il risultato desiderato.

Il personaggio di Kim Soo-hyun, Baek Hyun woo, soffre di una scrittura mediocre, con motivazioni ed emozioni poco chiare e sottosviluppate. La sua performance recitativa, sebbene competente, non apporta alcuna nuova profondità o sfumatura al ruolo, facendolo sembrare una rivisitazione delle sue interpretazioni precedenti. Baek Hyun woo è unidimensionale e privo di profondità.

• Il personaggio di Kim Ji-won, Hong Hae In, è ben scritto fino a un certo punto, con un retroscena e una motivazione chiari e coinvolgenti. Tuttavia, il suo sviluppo si blocca a metà del drama e il suo personaggio ritorna a un cliché. Kim Ji Won offre una performance solida, ma alla fine lo sviluppo del suo personaggio sembra superficiale e non riesce ad andare a fondo.

• Il personaggio di Park Sung-hoon, Cha Jae-wook, è un cattivo unidimensionale, ritratto come un uomo d’affari spietato e astuto senza qualità di riscatto. Anche se la sua interpretazione è stabile e convincente, il personaggio sembra una caricatura, senza sfumature o complessità. Nonostante tutto è quello che almeno ha un senso e un arco, seppur banale e prevedibile, sempre bloccato nel bambino senza madre che cerca solo di essere visto e amato.

• Il personaggio in questo drama di Kwak Dong Yeon è simile al suo ruolo precedente in Vincenzo. Interpreta di nuovo una persona adorabile ma incapace. Fa un ottimo lavoro nell’interpretazione ed è evidente che è un personaggio in cui riesce a dare molto. Il suo personaggio mostra quanto sia difficile mettersi alla prova in una famiglia ricca, dove non importa quanto ci provi, ti senti sempre come se non fossi abbastanza bravo. La regista Kim Hee-woon sa come tirare fuori il meglio da Kwak Dong Yeon, quindi ha usato il suo personaggio con una piccola caratterizzazione che sinceramente funziona.
La parabola, che da coglione patetico e sottone, fa questo allenamento alla versione Wish di Rocky e resta comunque un coglione, io l’ho amata dal primo all’ultimo momento, ridendo di giusto. Lo ammetto.

• Gli attori secondari offrono performance solide, aggiungendo la profondità tanto necessaria ai rispettivi personaggi. Kwak Dong-yeon, Lee Jo-bin, Lee Mi-suk e Na Young-hee danno vita ai loro personaggi con le loro interpretazioni, facendoli sentire più completi rispetto ai personaggi principali.

Conclusione:
Se lo riduci all’osso, questo drama è davvero una parodia di se stesso con il divorzio, la suocera cattiva, l’amante vendicativa, l’orfano abbandonato, la malattia terminale, la perdita di memoria, l’accusa di omicidio, le menzogne, la famiglia che ti pugnala alle spalle ecc.

Non c’è nulla di male nell’usare TUTTE queste situazioni insieme, ma se le usi come lo ha fatto ‘Queen of Tears’ a una certa manca solo un clown col naso rosso e siamo al circo.

Però, sinceramente, non me la sento di demolire questo drama, cosa che in molti hanno fatto: ‘Queen of Tears’ è stato divertente (nella prima metà) ma è evidente che ha un potenziale sprecato a causa della sua eccessiva dipendenza da cliché banali proposti in modo banale, dallo scarso sviluppo del personaggio, da un ritmo che diventa molto lento e mancanza di temi approfonditi. Con un approccio più innovativo alla narrazione e allo sviluppo dei personaggi, questo drama avrebbe potuto essere qualcosa di veramente speciale.

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