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‘A Time Called You’ aveva buoni intenzioni ma è un avanti e indietro che BAH

‘A Time Called You’ o ‘Il Tempo per Noi’ in italiano, è un drama di soli 12 episodi su Netflix, il remake coreano del famoso, di successo e venerato drama taiwanese ‘Someday or One Day’ che di episodi ne aveva 13. La versione coreana si discosta da quella taiwanese e, per certi aspetti, la semplifica molto. Sono da considerare due elementi separati.

Mi hanno detto che è strano, che è difficile seguirlo, che bisogna fare attenzione e il primo episodio è proprio così. Di fatto abbiamo le stesse facce dei protagonisti ma due linee temporali differenti (1998 e 2023), con due persone dai nomi differenti e con una storia differente.
Ma perché non riconoscono le proprie facce identiche?
Che collegamento c’è?
Com’è possibile che vi siano 4 persone identiche a coppia a distanza di così pochi anni?
E perché una di questa coppia sembra essere scomparsa nei nostri giorni?

‘A Time Called You’ è una storia d’amore con viaggi temporali dove 4/5/7 personaggi diversi si mischiano e rimischiano (capirete il perché dei numeri crescenti) in un loop che sembra tristemente destinato a non rompersi mai, portando solo morte, dolore e sofferenze con sé.

Non riesco a parlarne senza spoiler, ma li concentrerò tutti da ‘Punti su… qualcosa’, così che possiate decidere se leggerli o passare direttamente alle conclusioni.

Vale la pena guadarlo?
Non mi sento di bocciarlo.
Conviene saltarlo?
Non mi sento nemmeno di promuoverlo.

E’ un prodotto che, nel mentre lo vedi, ti coinvolge perché vuoi capire cosa sta succedendo ma già mentre lo guardi, ancora di più alla sua conclusione, vedi tutte le storture e le mancanze, tutte le possibilità sprecate e i difetti.

Se piacciono le storie d’amore malinconiche e nostalgiche con un approccio triste e un destino implacabile, il tutto condito con viaggi nel tempo, ‘A Time Called You’ fa per voi.

Di cosa parla questo drama?
Nel 2023, il fidanzato di Han Jun-Hee (Jeon Yeo-Bin), Koo Yeon-Jun (Ahn Hyo-Seop), è morto 1 anno prima in seguito a un incidente in aereo e la ragazza non riesce ancora a superare ciò.
All’improvviso, in qualche modo viaggia indietro nel tempo fino all’anno 1998 e si ritrova nei panni della liceale Kwon Min-Ju che ha il suo stesso volto ma un passato completamente diverso. A scuola incontra lo studente delle superiori Nam Si-Heon, che assomigli fisicamente al suo defunto fidanzato, ma anche lui ha un passato diverso. Jung-In-Gyu (Kang Hoon), migliore amico di Nam Si-Heon, ha una cotta per Kwon Min-Ju.

Piccole cose (forse non) bellissime:
‘A Time Called You’ si appoggia fortemente alle vibrazioni degli anni ’90, giocando con l’effetto nostalgia. La parte degli anni ’90 è quella meglio riuscita, senza alcun ombra di dubbio, perché trascina gli spettatori dal dolore del presente al fascino del passato in una piccola cittadina dai ritmi lenti, dagli scooter color menta, il verde dei prati, gli alberi in fiore ecc.

Stiamo seguendo 5 personaggi, con due doppi, in due diverse linee temporali che si intersecano. Può essere difficile tener conto delle date (quando chi si trova nel corpo di chi e quando cambiano), ma il drama cerca di rendere tutto molto semplice, anche grazie ad acconciature e colorazioni della pellicola diverse.

In generale la trama si riesce a seguire, non dovete farvi schemi, ma prevede un po’ di attenzione. Anche fare solo 12 episodi ha aiutato la chiarezza.

Il prodotto, però, manca di sfumature e di profondità emotiva. Forse quei soli 12 episodi, per quanto abbiano aiutato nella comprensione, non hanno permesso di approfondire i sentimenti e quindi si sono limitatati a far vedere le cose, le azioni.
Nessuno, a parte di due protagonisti, hanno una vera caratterizzazione. Per entrare ancora di più nello specifico, ad eccezione di alcuni componenti della famiglia di Min-ju, il resto sono tutte comparse.

Anche i protagonisti, spesso, hanno delle reazioni esagerate e nella scena successiva sono calmissimi, è davvero difficile empatizzare con loro o con il loro amore, a causa di reazioni che sono strane già solo a vederle.

Cosa affronta il drama?
La storia affronta vari temi di amore perduto, romanticismo, speranza e disperazione. La trama ruota attorno ai personaggi che lottano con il dominio del tempo per cercarsi a vicenda.

In generale il centro della narrazione è il concetto di destino, un destino ineluttabile che non può cambiare da se stesso.
Chi muore, deve morire. Ogni evento è impossibile da evitare.

Non entrerò nel dettaglio perché questi temi ci sono, ma tutto in modo superficiale.

Davvero molto interessante:
Posso solo dire che visivamente è davvero molto curato e molto bello.

Punti su… qualcosa:
Poteva esserci un amore romantico straziante, nato per solleticare e tormentare le corde emotive dello spettatore, però è poco brillante e lascia confusi e vuoti. Poteva la non linearità della narrazione essere un punto di forza dello spettacolo, ma un montaggio poco interessante, genera un ritmo lento che non funziona davvero.

Il tono dello show non è uniforme, con una sottotrama gay interrotta e un serial killer che costituisce un intermezzo causale. I serial killer hanno la cattiva abitudine di comparire nei K-drama a cui non appartengono e qui sarebbe stato meglio senza. Allo stesso modo, la sottotrama gay riceve una manciata di minuti e viene crudelmente interrotta proprio nel momento in cui sboccia quell’amore, tema queer che non viene mai più toccato. Inserirla così è un insulto.

Passiamo al nocciolo della questione.
Perché esistono questi due gruppi di persone identiche, distanti circa cinque anni di età? Com’è possibile che entrambe le coppie siano collegate? Cosa spinge le loro anime a viaggiare nel tempo verso altri corpi? Perché il lettore di cassette riporta le persone in tempi diversi? Cosa ha scatenato il loop?
Non avrete risposte a queste domande.

Un flusso infinito di errori logici è mascherato dalla costante scusate: è il “destino”. Alla fine lo spettacolo infrange le sue stesse regole, perché no, non era destino.

Non c’è comicità, non c’è rilassamento, anche la OST nulla di che. Non è stato sviluppato nulla oltre alla trama principale, nulla oltre la storia d’amore.

Anche l’interpretazione non è stata delle più brillanti, ma capisco le difficoltà.

Jeon Yeo-been interpreta Han Jun-hee (nel 2023 e nel 2007, quando erano molto diverse) e Kwon Min-ju. Jun-hee è un personaggio ottimista, sicura di sé e amichevole, eppure, nonostante tutto quello che le capita, non cresce né cambia dall’inizio alla fine del drama.
Kwon Min-ju è la solitaria e timida liceale con cui è più facile empatizzare ma che, quando si muove, la percepisci come costruita. Nelle due interpretazioni Jeon Yeo-been crea un modo di parlare, camminare e una postura diversa, ma mentre nei panni di Jun-Hee è naturale, in quella di Min-ju sembra recitare spesso e volentieri.

Ahn Hyo-seop interpreta Nam Si-heon e Koo Yeon-Jun, ma ha anche moltissime versioni di loro, davvero tante, e non era affatto facile gestirle tutte… e infatti non sempre riesce benissimo.

Kang Hoon è In-gyu, il migliore amico di Nam Si-heon, gli piace Min-ju, cresciuto da sua nonna, non udente dall’orecchio destro, è un ragazzo studioso e intelligente, riservato e premuroso. Tecnicamente è uno dei personaggi principali, praticamente serve solo per far mandare avanti la trama e oltre alla definizione da manuale di sceneggiatura, lezione numero 3, non c’è altro. Non sappiamo i suoi pensieri o i suoi sentimenti, sappiamo solo quelle 4 cose che fa, perché è scritto così.

C’è un mistero, la morte della studentessa Kwon Min-Ju nel 1998, e il drama gioca col colpevole, facendoci credere che sia l’amico Jung-In-Gyu, rendendolo una persona inaspettata e subdola… ma ce lo fa credere troppo poco. Avrei preferito che giocassero di più con quell’ambiguità, che invece dura solo 2 episodi e vediamo già ombre furtive dalla puntata 5, dimostrando la sua innocenza.

Conclusione:
Forse ‘A Time Called You’ aveva troppa carne al fuoco e hanno cercato di semplificare il tutto, ma alla fine non ha fatto nulla davvero bene e, in conseguenza, non arriva al cuore (o almeno non al mio).

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PR

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